A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista
Il Decebalo, festa teatrale tra le ultime partiture di Leo, è stato proposto nell'ambito del Festival Mezza Estate in un'edizione non-scenica guidata dal musicologo Lorenzo Tozzi: molto interessante la partitura, e bella in molte Arie, anche se non realizzata con alta qualità interpretativa, sia nelle voci che nella guida strumentale, tuttavia molto applaudite.
La prima esecuzione austriaca del Knot Garden di Michael Tippett si è rivelata un allestimento soporifero e privo di idee pregnanti in cui anche l'ensemble e i cantanti hanno reso la partitura in maniera piatta e monotona.
Martha Argerich è fedele all'impegno preso e arriva alla XXV edizione del Festival pianistico della Roque d'Anthéron. regala un concero fiume in compagnia dei giovanissimi Renaud (violino) e Gauthier (vioncello) Capuçon. Manco a dirlo: è un trionfo.
Una ri-scrittura musicale e scenica del Combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi da parte di Battistelli e Martone ha riscosso un successo pieno nel Ravello Festival: lo spazio pensato in modo significativo per i Giardini di Villa Rufolo, sospesi tra oriente e occidente, è il luogo di un processo insieme umano e alchemico, cui la partitura di Battistelli, rispettosa dell'originale e insieme personale e ben strutturata nella re-invenzione timbrica, contribuisce con un proprio livello di senso.
Dopo quella di Vinci, i Turchini sotto la guida di Antonio Florio affrontano la "Partenope" di Haendel, proposta al Festival di Beaune. Per il pubblico, un'occasione per confrontare le due opere e per scoprire il complesso napoletano alle prese con un grande capolavoro.
Va in scena al Festival di Montpellier e di Radio France una vera novità, attesissima da musicologi e da appassionati: "La Festa cinese" su libretto di Metastasio e musica di Nicola Conforto. Fabio Biondi e l'Europa galante offrono un'interpretazione piena di gusto.
Dopo l'esito impeccabile del Knot Garden di Michael Tippett al Teatro Poliziano, fallisce nella Piazza Grande di Montepulciano l'operazione Don Chisciotte di Paisiello/Henze, che veniva riproposto dalla trentesima edizione del Cantiere Internazionale fondato da Hans Werner Henze, in ricordo della prima assoluta del 1976.
Al Cantiere Internazionale di Montepulciano la prima italiana, efficacemente diretta da Jan Latham – Koenig, di The Knot Garden di sir Michael Tippett (Londra 1970), una rilettura della Tempesta shakespeariana in cui il novello Prospero è uno psicanalista, Mangus, alle prese con le sindromi del mondo contemporaneo.
Ancora un ottimo spettacolo, il secondo presentato dall'Opera North al Ravenna Festival: la "Julietta" di Martinu (1938), presentata in prima italiana in una versione in lingua inglese, si è dimostrata - attraverso l'organico allestimento di David Pountney e l'ottima resa attoriale degli interpreti vocali - opera non secondaria nel teatro musicale del Novecento, occupandovi una posizione in linea con tematiche e tendenze letterarie internazionali e lontano dall'eclettismo con cui spesso si bolla l'autore.
One Touch of Venus, seconda musical comedy di Weill per Broadway, è stata assai applaudita al Ravenna Festival: l'eleganza del lavoro e insieme la sua efficacia satirica del lavoro, diretta soprattutto verso la morale sessuale e coniugale maschio-centrica e l'onnipotenza del denaro, hanno avuto pregevoli realizzatori (ottima la regia nel ritmo e preparatissimi gli interpreti) nei complessi dell'Opera North di Leeds.
L'opera più lunga di Verdi, nonché una delle più complesse, messa in scena con scarsi mezzi, per aggirare i limiti di budget che quest'anno affliggono lo Sferisterio come e più delle altre istituzioni musicali italiane. L'esperimento è fallito, ma resta la voglia di riporovarci un'altra volta, magari con maggiore avvedutezza.
Nella chiesa senese di Sant'Agostino per la Settimana Musicale Senese prima assoluta per la Ville Morte di Nadia Boulanger e Raoul Pugno, fascinoso documento di un'epoca letteraria e musicale, fra suggestione simbolista, brivido decadente, echi del Pélleas.
Due appuntamenti del ciclo "Il viaggio", ideato e realizzato da David Riondino a Città Castello attorno a un'idea di narrazione recitata con musica, hanno evidenziato una propensione a rivivere in chiave concertistica la forma del radiodramma, finalizzando in questa direzione gli essenziali elementi sonori a disposizione. Ottima la prova degli interpreti, e di Riondino in particolare nella veste di narratore.
Prima versione scenica italiana alla Settimana Musicale Senese per "Die Heimkehr aus der Fremde" del giovane Felix Mendelssohn Bartholdy, Liederspiel dall'esile trama e dalla musica di sorprendente qualità. Denis Krief evoca un idilliaco quanto divertente Eden contadino, bella prova vocale di Marcella Orsatti Talamanca.
Nell'allestimento presentato lo scorso maggio al Teatro Sao Carlos di Lisbona, è giunto a Spoleto il Fernando Re di Castglia, prima versione del Sosarme di Haendel, riscoperta da Alan Curtis
Nonostante i grandi spazi e l'acustica dispersiva, il delicato intimismo di "Madama Butterfly" non è stato tradito né dalla realizzaione visiva né - soprattutto - da quella musicale.
L'opera di Francesco Conti, composta per la corte di Vienna nel 1719, viene riesumata da René Jacobs che la produce al Festival di Beaune. Un'occasione per scoprire una partitura dimenticata e per ammirare l'Akademie für alte Musik Berlin. Tra il cast, brilla Inga Kalna.
Grazie al "festival delle regioni", approva allo Châtelet di Parigi la produzione di Medea voluta dal Capitole di Tolosa. A dispetto di tanta attesa, lo spettacolo delude. Perfino l'Antonacci non è in gran forma. A disagio con l'ouverture, l'orchestra ritrova il suo smalto con il preludio del III Atto. Invece, prodigiosa l'esecuzione di Sara Mingardo.
Polifonia classica e contemporanea: l'ensemble L'Homme Armé ha chiuso a Firenze la rassegna "Il suono dell'anima" con un concerti di suggestiva impaginazione, che intercalava una messa-capolavoro di Josquin Despres, affidata ad un quartetto vocale maschile, a tre pagine di Nono, Kurtag e Pezzati per quartetto femminile.
A Lione prima esecuzione francese dell'Upupa, l'ultimo lavoro teatrale di Henze. L'allestimento, coprodotto dall'Opera di Lione, è lo stesso della prima salisburghese di due anni fa.
Fino a qualche anno fa l'idea di una Carmen diretta da Harnoncourt era impensabile. Grazie alla frequentazione della musica di Offenbach, però, il direttore austriaco è inevitabilmente giunto a Bizet e ha contribuito con la sua lettura a rinnovare la storia della ricezione dell'opera.