Una Johannes-Passion intensa e originale offerta dall’Ensemble Pygmalion

classica

Interessante riscoperta alla Deutsche Oper di Berlino di un'opera praticamente sconosciuta, eseguita tra alti e bassi del cast.

Dopo il debutto a Ravenna è arrivato a Piacenza il "Don Pasquale" che Riccardo Muti ha costruito attorno alla sua orchestra "Cherubini". Pensata dalla regia di Andrea De Rosa come un giuoco semplice e scoperto di teatro nel teatro, l'opera ha goduto di una lettura musicale attenta alle sottigliezze espressive. Sul palcoscenico Desderi navigato attore-maestro e i giovani cantanti attenti allievi. Grande festa alla fine.

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In quattro serate, coadiuvato da Dindo e Accardo, Gatti affronta il Ciaikovskij sinfonico scavando nei dettagli di quelle imponenti partiture

Francia e Finlandia si sono contese la scena nell'ultimo concerto dell'Orchestra Filarmonica di New York. Il piatto forte della serata era la prima esecuzione di Adriana Songs, una suite per mezzosoprano e orchestra di Kaija Saariaho, ricavata da Adriana Mater, la sua ultima opera su libretto di Amin Maalouf.

Una regia lontana dalla spettacolarità, semplice, precisa e moderna. Una lettura della partitura sobria, con alcuni momenti di ebbrezza. Il segreto del successo di questo nuovo allestimento della Staatsoper sembra proprio celarsi in questo cauto osare, che non annoia o irrita il pubblico. Il cast vocale è solido, con una splendida Kühmeier, una Pieczonka che riempie la scena e un simpatico Bankl. Un allestimento che rimarrà in repertorio.

Un inizio di stagione davvero inusuale quello del Teatro Regio di Parma, con un titolo rossiniano mai rappresentato in questo teatro e soprattutto con una regia non tradizionale. Una sorta di "Hollywood Party" rossiniano realizzato attraverso tecniche cinematografiche applicate dal vivo. Bravi i cantanti, che hanno retto la prova della telecamera. Dato musicale adeguato. Successo di pubblico alla fine.

Malgrado la defezione di Günther Groissbock e Rachel Harnisch, sostituiti nei ruoli di Sarastro e Pamina da Pavel Kudinov e da una fresca Gemma Bertagnolli, la terza recita del Flauto di Mozart/Baricco ha retto bene sul piano musicale.

A Francofore va in in scena "Tiefland" di d'Albert, singolare caso di opera verista di area germanica. Purtroppo la regia di Anselm Weber ne tradisce lo spirito tentandone una impossibile attualizzazione, contestata dal pubblico. Eccellente la compagnia di canto su cui spiccano i tre protagonisti Michaela Schuster, John Treleaven e Lucio Gallo. Dirige con misura e giusto slancio Sebastian Weigle, futuro direttore musicale dell'Oper Frankfurt.

Riascoltare a Napoli dopo vent'anni la Chamber Orchestra of Europe è come rivedere in scena un attore maturo che si è visto esordiente.

Antonio Pappano esalta il virtuosismo dell'orchestra della Royal Opera House in una Carmen ricca di colori.

Thomas Quasthoff - in Italia per due soli concerti, a Roma e Firenze, entrambe le volte con Die Schöne Müllerin di Schubert - appare come il legittimo erede di Dietrich Fischer-Dieskau e della grande tradizione del Lied tedesco.

La messa in scena libera Carmen dal bric à brac folcloristico, dai colori sgargianti e dalla sensualità volgare e ne fa il ricordo onirico di una storia tragica, aspra e cruda. La realizzazione musicale unisce l'eleganza e la leggerezza dell'opéra-comique alla fatalità, alla passione e alla disperazione.

Grande accoglienza per Aida che aperto la stagione scaligera con Chailly per la prima volta sul podio a Sant'Ambrogio e la regia di Zeffirelli

L'allestimento del "Falstaff" posto in apertura di stagione al San Carlo è stato annunciato dal sovrintendente Lanza Tomasi come un ritorno alla normalità, rispetto alle regie "d'artista" proposte da quasi tutte le nuove produzioni degli ultimi anni.

Valery Gergiev, con i solisti e l'orchestra del Teatro Marinskij splendidamente affiancati dal coro dell'Accademia di Santa Cecilia, ha eseguito il Boris Godunov in una versione assolutamente fedele alla prima stesura (1869), accostando le due orchestrazioni, una sera quella originale di Musorgskij e la sera dopo quella di Shostakovich: un confronto intreressantissimo, che rivela come si tratti di due concezioni profondamente diverse.

Con qualche intervento la "Commedia con musica in un atto" di Stephanie e Mozart è diventata inaspettatamente un'opera di successo: per questo risultato si può, una volta tanto, non essere troppo rigidi in tema di filologia

Opera Rara riscopre un'altro gioiello dimenticato nel repertorio dell'opera italiana di inizio ottocento.

In tournée per festeggiare il suo sessantesimo anno di età, la Royal Philarmonic, diretta da Charles Dutoit, fa a Napoli una delle sue poche tappe italiane e trova un San Carlo pieno e plaudente come nelle grandi occasioni. L'attesa è soprattutto per Martha Argerich, che il programma della serata prevede impegnata nel Concerto in Sol di Ravel,pezzo forte del repertorio che la pianista argentina suona praticamente da sempre.

La tanto attesa nuova collaborazione tra Adams e Sellars, da mesi accompagnata da una onnipresente propaganda mediale, rivela contemporaneamente la grande forza e i molti limiti di una concettualizzazione estetica tutta basata e legittimata dalla vis trainante di utopia e "globalizzazione" artistica. E anche se il risultato non convince, il pubblico entusiasta porta a casa stimoli a non finire e un messaggio di nobile semplicità e immediatezza.

Il centenario della nascita di Sostakovic trova in Italia il suo momento più intenso nell'Omaggio dell'Accademia di Santa Cecilia, aperto da Valerij Gergiev alla testa dell'Orchestra ceciliana e della compagnia di canto del Teatro Mariinskij.

Coprodotta dai Teatri del Circuito Lirico Lombardo, dopo la prima al Sociale di Como, la nuova Tosca firmata De Ana arriva a Cremona.

A Firenze l'Elias di Mendelssohn coprodotto dal Teatro del Maggio con il festival giapponese Saito Kinen, in un'insolita forma scenica, con José van Dam protagonista, nell'allestimento di Jean Kalman, una Terra Desolata dove si combattono idolatria e monoteismo. Funziona ? forse non del tutto, ma sul podio c'è Seiji Ozawa per darci un Mendelssohn vibrante come mai

La direzione di Gianluigi Gelmetti dà all'orchestra di Wagner trasparenze di linee e di timbri ma così trasforma il dramma musicale in una sterminata sinfonia in tre movimenti, adagio-allegro-adagio.

Il regista russo Sokurov dedica la sua nona "Elegia" alla lunga vita d'arte e di amore solidale tra il soprano GAlina Vishnevskaya e il violoncellista Mstislav Rostropovic: un'ode alla grande Europa che resiste, e testimonia arte e cultura

Una nuova produzione tutta barese di Carmen inaugura la stagione della Fondazione Petruzzelli (repliche il 12 e 14 novembre; info:0805228010)

Il nuovo Otello della Staatsoper sembra disomogeneo, un mosaico di diversi pezzi che faticano a collimare. Il problema principale è che l'asciutta e incisiva lettura registica della Mielitz avrebbe richiesto interpreti con maggiori capacità drammatiche. Ma la produzione sta in piedi grazie alla lettura musicale di Daniele Gatti, dotata di una forza coesiva che accompagna cantanti e pubblico facendo dimenticare i problemi appena enunciati.

Interessante debutto di Laura Polverelli in Carmen, che viene riportata nell'autentico ambito stilistico dell'opéra-comique. Ma gli altri non sempre la seguono su questa strada.

Ribadendo la sua attenzione verso la produzione contemporanea, il Comunale di Modena ha aperto la presente stagione con la prima nazionale di "Love Counts", ultima fatica teatrale di Michael Nyman. Nel complesso l'opera appare un discreto lavoro, senza particolare pregnanza drammaturgica, ma piacevole all'ascolto. Bravi i cantanti, imprecisa la Michael Nyman Band. Non numeroso il pubblico in sala, ma generoso di applausi.

Il concerto ha lasciato un po' l'amaro in bocca, questo sia chiaro sin da principio. Nello splendido ed esauritissimo Piccolo Teatro Studio di Milano, il sesto spettacolo di Eurotribu 2006 - venduto correttamente come Rodrigo Leao (il compositore portoghese fondatore dei Madredeus) featuring Beth Gibbons (la storica cantante dei Portishead) – è stato appannaggio quasi esclusivo del primo.