Solitudine di un imperatore

Grande successo della prima mondiale dell'opera "Caligula" di Detlev Glanert all'Oper Frankfurt. Fedele al dramma di Camus, il libretto di Hans-Ulrich Treichel sottolinea gli aspetti esistenziali del personaggio e la sua solitudine. La partitura di Glanert coniuga un linguaggio moderno con elementi in continuità con la tradizione melodrammatica. Ottimi tutti gli interpreti diretti da un convincente Markus Stenz.

Recensione
classica
Opernhaus - Oper Frankfurt Frankfurt am Main (Francoforte sul Meno)
Detlev Glanert
13 Ottobre 2006
Nell'opera di Glanert, andata in scena in prima assoluta a Francoforte, protagonista è la solitudine. Il bel libretto di Treichel, fedele al dramma di Camus, tratteggia la tragica parabola esistenziale dell'imperatore romano. La morte della sorella e amante Drusilla lo rende consapevole del destino degli uomini ("Gli uomini muoiono e non sono felici") e segna l'inizio della sua sfida esistenziale. Nell'incessante richiesta allo schiavo Elicone di portargli la luna, c'è il senso della sua utopia: "Portami l'impossibile e tutto sarà possibile", che mette a nudo la tragica solitudine di Caligola nei due passaggi emotivamente più forti dell'opera (il contrasto con il giovane Scipione e l'ultimo scambio la moglie-madre Cesonia). Nell'eterogeneità di colori e umori orchestrali, che variano dal tragico al grottesco, Glanert compone una partitura saldamente ancorata alla tradizione, per la struttura musicale caratterizzata da lancinanti squarci lirici di sapore berghiano, per le forme chiuse ripensate in chiave moderna e per il sapiente uso di mezzi musicali in funzione drammaturgica. Centrale il ruolo del coro, sia come commento interiore ai deliri di Caligola, sia come catalizzatore di spettacolo in linea con la grande tradizione melodrammatica. Ottimi gli interpreti, su cui dominano il Caligola di Ashley Holland, la dolente Cesonia di Michaela Schuster, l'Elicone di Martin Wölfel e lo Scipione di Jurgita Adamonyte. Ammirevole pure la prova del coro. Markus Stenz dirige con grande dedizione, trovando un miracoloso equilibrio fra l'ottima Frankfurter Museumorchester e i cantanti. La regia di Christian Pade, pur non priva di spunti efficaci, non riesce a rendere appieno la ricchezza espressiva del testo. Accoglienza entusiastica al compositore, al direttore e agli interpreti.

Interpreti: Ashley Holland, Michaela Schuster, Martin Wölfel, Gregory Frank, Jurgita Adamonyte, Hans-Jürgen Lazar, Dietrich Volle, Barbara Zechmeister, Constantin Neiconi, Michael Schulte, Jin-Soo Lee, Zoltán Winkler

Regia: Christian Pade

Scene: Alexander Lintl ; Luci Olaf Winter e Joachim Klein

Costumi: Alexander Lintl

Orchestra: Frankfurter Museumorchester

Direttore: Markus Stenz

Coro: Coro dell'Opera di Francoforte

Maestro Coro: Alessandro Zuppardo

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.