Andato in scena Rigoletto al teatro politeama di Prato. Tutti in evidenza gli strumenti nella lettura di Pizauti. Cantanti: ottima Gilda, Rigoletto e Duca di potenza, senza troppe sfumature.

inserite qui il testo in breve

Dopo centododici anni di comprensibile oblio ripresentato a Cosenza e ora a Roma il saggio scolastico di Francesco Cilea: a quando i compiti d'armonia di Mascagni?

Un nuovo allestimento del "Matrimonio segreto" ha aperto la programmazione lirica triennale prevista tra Teramo e Atri (sempre in provincia di Teramo); nel piccolo ma splendido Teatro di Atri, il dramma giocoso di Cimarosa ha ottenuto un franco successo, avendo potuto contare su una compagnia equilibrata e ben preparata, soprattutto nei numeri con orchestra e nella resa chiara e articolata, all'interno di essi, della parola

Eseguita con vivo successo al Teatro Massimo di Palermo l'opera "comica" di Alessandro Scarlatti Il Trionfo dell'onore (1718) con l'Europa Galante diretta da Fabio Biondi e la regia di Maurizio Scaparro. I cantanti hanno reso ottimamente le tante meraviglie della partitura scarlattiana ingiustamente dimenticata e prodotta all'interno del III Festival Scarlatti.

Ripreso da Pier Luigi Pizzi lo spettacolo da lui realizzato insieme a De Lullo nel 1968, che segnò una svolta storica nella messa in scena operistica

Prosegue la sperimentale stagione del Piccolo Regio Laboratorio con uno spettacolino di Roberto Masotti e dell'Impressive Ensemble, quasi un quaderno di appunti sulla poesia (e i tarocchi) di Alejandro Jodorowsky

Il grande equilibrio tra qualità della messinscena e della partitura ha assicurato il successo di uno spettacolo molto ben concepito. Buona la prova sia dell'orchestra che deli interpreti vocali grazie alla direzione e concertazione di Giancarlo Andretta al clavicembalo nei recitativi secchi.

Dopo quasi trent'anni una nuova produzione all'English National Opera del "kolossal" di Prokofiev supera brillantemente le intrinseche difficoltà della messa in scena e si dimostra un'ottimo sforzo collettivo

"Attila" fra le sculture di Marino Marini: una rilettura in chiave mitico-moderna dell'opera giovanile di Giuseppe Verdi, nobilitata dalla bella concertazione di Roberto Abbado e da un cast in cui spiccavano il possente Attila di Ferruccio Furlanetto e la rivelazione di questo "Attila", Dimitra Theodossiou nel ruolo di Odabella.

Il "Tancredi" di Rossini oscilla vistosamente tra linguaggio settecentesco e ottocentesco. Alla scansione aria-recitativo si accompagnano momenti di novità che richiamano la sensibilità romantica. Da una scrittura così concepita hanno tratto vantaggio le voci che hanno travato la condizione ideale per mostrarsi in tutta la loro bellezza.

Una Bohème di ordinaria amministrazione, riscattata dalla naturalezza e dalla spontaneità dei giovani bohèmiens

Alla Scala la ripresa di Macbeth nell'edizione 1997: scene e regia sempre deludenti, ma con la gradita sorpresa della strepitosa Lady di Paoletta Marrocu

È il Wozzeck di Fabio Vacchi: soluzione unica, cinque "sequenze" regolarmente scandite al loro interno, che hanno riportato successo caldo con qualche defezione

Nel suo "Lear", il compositore Aribert Reimann ha messo una forza tragica immensa, barbarica, che la regia di Luca Ronconi ha trasformato in una "passione" di intensità grandiosa, perfetta

L'anima del filosofo, l'opera scritta da Haydn per Londra ma mai rappresentata, raggiunge finalmente i palcoscenici londinesi per rivelarsi un lavoro incompleto e di scarsa coesione drammatica.

Qualche perplessità sulle soluzioni registiche dell'allestimento in forma semiscenica, buona la compagnia di canto e nel complesso la resa musicale

A questa splendida esecuzione è mancato solo il protagonista. Ottimo invece il contributo dei complessi dell'Accademia di Santa Cecilia

Macbeth contestato a Parma, nella prima esecuzione dell'edizione critica della versione francese. Apprezzabile la direzione musicale di Pidò, senza particolari sfumature ma sostanzialmente efficace. Nulla di eccelso sul piano vocale, meglio il Coro. La regia di Pitoiset ha calavo la vicenda in un'atmospera da Seconda Guerra Mondiale a tratti pesante e, nel complesso, non riuscita.

Dagli anni di galera di Verdi ritorna una delle sue opere più deboli, "I masnadieri", nella nuova edizione critica, in un nuovo allestimento firmato Pier'Alli con l'eccellente Andrea Papi nel ruolo di Massimiliano.

Il RomaEuropa Festival ha proposto, nell'ambito di una personale dedicata a Michael Nyman, una prima assoluta del compositore inglese (le musiche di accompagnamento del celebre film del 1929 di Vertov, "The man with the movie camera") oltre ad estratti di una sua recente opera multimediale, "The commissar vanishes", tratta da un libro di D. King sulle falsificazioni delle immagini nel regime stalinista. Quest'ultimo lavoro, nella congruenza progettuale ed espressiva tra immagini e musica, ha convinto molto più che l'ampia e ambiziosa novità.

Un dittico ben assortito, con "Il segreto di Susanna" che tempera l'esasperata drammaticità di "Cavalleria rusticana". E con Pippo Baudo che legge Verga.

Difficile stare dietro ad una messinscena così concepita: nessun appiglio di natura teatrale (niente scenogarfia, trama, azione) una musica discontinua senza un senso. Eccellente tuttavia la prova degli intepreti.

Un recupero interessante, che apre uno spiraglio sulla sopravvivenza dell'opera buffa nell'epoca del dominio di Verdi

Dal recupero musicologico di un farsa di Paisiello, uno spettacolo gradevole che ruota intorno ai miti antichi e moderni della napoletanità grazie alla regia di Davide Livermore. Spigliata e convincente la realizzazione musicale della Cappella della Pietà dei Turchini

Attila ha preso la Bastiglia. Finalmente, l'opera verdiana è entrata nel repertorio dell'Opéra di Parigi. Fischi rivolti alle due registe, alle prime armi, (anche per loro ammissione) nel mondo del melodramma, fischi pure per Franco Farinae per il direttore Pinchas Steinberg, mentre due vere stelle hanno brillato: Samuel Ramey e Maria Guleghina.

Anatomia di un interno borghese con padroni e servi: a Firenze un "Don Pasquale" ambientato in una casa delle bambole, con la regia di Jonathan Miller,la sofisticata rilettura musicale di Oleg Caetani e uncast (Surian, Mei,Polenzani, Corbelli) di ottimo livello

In una Fenice "dipinta" è andata in scena questa sera la polemica gozziana contro il naturalismo di Goldoni: "L'amour des trois oranges" rivestito però dei colori di Prokof'ev. Uno spettacolo perfettamente riuscito merito innanzi tutto dei due principali autori, e qiundi di una regia e scenografia ben amalgamate al materiale di partenza.