A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista
Discreta nuova produzione dell'Elisir al Regio di Parma, ripresa da una edizione del 1988. Anche se le indisposizioni hanno fatto sostituire Machado con Botta e Trimarchi con Antoniozzi, l’insieme ha retto abbastanza bene. Scene piacevoli, regia un poco grossolana e direzione – di Guingal – scivolata via su tempi adeguati, a parte qualche momento troppo riflessivo. Botta ha una voce ben controllata ma poco potente, la Mula non ha giocato certo di fino, mentre Antoniozzi ha reso bene Dulcamara. Adeguato il Belcore di De Simone. Successo di stima dal pubblico.
Mancava da più di settanta anni. Torna sulla scena dell’Opéra “Guillaume Tell”. Una Svizzera dai colori pastello domina il palcoscenico di Bastille. E proprio le scene si rivelano la parte più riuscita dello spettacolo. Nel cast primeggia il tenore siciliano Marcello Giordani.
Il Barbiere di Siviglia di Rossini è andato in scena a Teramo in un allestimento che riprendeva la regia di Maurizio Nichetti: molte soluzioni esilaranri e calzanti, ma anche alcuni vuoti ritmici, comunque ben colmati da una compagnia di canto mediamente positiva sia vocalmente sia scenicamente.
Bruno Bartoletti, Liliana Cavani e Dante Ferretti portano al successo "Jenufa" di Janacek. L'opera, ammirevole sul piano drammaturgico e musicale, è stata presentata in un allestimento prodotto alcuni anni fa dal Maggio Fiorentino. Lodevole la prova del cast dominato da Kathryn Harries, straordinaria Kostelnicka.
Il "Comte Ory va in scena all'Opéra Comique di Parigi. E' un trionfo salutato con calore dal pubblico. Seduce la regia di Jérôme Savary che non esita a spingere il pedale dell'erotismo. Ma soprattutto conquista l'impeccabile soprano Annick Massis, insuperabile contessa.
Inizia a Roma il ciclo dei sette concerti del "Progetto Pollini", per il debutto italiano del suo progetto Maurizio Pollini ha eseguito Schönberg, Webern, Stockhausen e Beethoven.
Interessante allestimento modenese di Turandot. Il regista Frigeni si è basato su un impianto scenico che ricordava certi pannelli visivi fatti di luce e lenti spostamenti di Bob Wilson. La direzione di Karytinos ha oscillato tra l'effettismo e certe "rare"; finezze alla guida di una "Toscanini" insolitamente adeguata (probabilmente hanno rinnovato gli ottoni). Per le voci, efficace la Patanè col suo timbro personale, funzionali o mediocri (chi più, chi meno) gli altri. Pubblico non troppo caloroso, soprattutto con la regia (del tipo: "mah!...queste cose moderne").
Tra tutte le tinte di cui l'opera di Donizetti è portatrice, si è calcato soprattutto, se non esclusivamente, sull'aspetto comico, buffonesco, tralasciando in secondo piano quelle finestre sul sentimentale, il lirico, il passionale, che sono rimaste episodi, quasi occasionali, poco integrati.
Fortemente tagliata la "Lucia di Lammermoor" proposta da Oren, la cui direzione è apparsa spenta e confusa. L'abbinamento con la regia di Vick, pensata per l'opera completa, è stridente. Eva Mei ha debuttato nella parte di Lucia.
Una Carmen superficiale quella di Parma, con tanti colori ma nessuna passione. Fredda, distaccata fin dalle prime note. Reynolds ha diretto a compartimenti stagni, con poco spreco di inventiva. Le voci parevano quasi tutte estreanee ai personaggi, tranne forse Pertusi, bravo attore ma "fuori repertorio" con Carmen. Il pubblico ha applaudito, anche se ho visto piccoli gruppetti di loggionisti tagliare la corda durante il secondo intervallo.
Un apologo aperto alla speranza che passa dalle radici, dalla memoria, dal canto: con la bella messinscena firmata da Giorgio Barberio Corsetti, e' andata su al Piccolo Teatro del Maggio Musicale Fiorentino la novita' assoluta di Fabio Vacchi "Il letto della storia" su libretto del poeta e narratore Franco Marcoaldi.
Un "Falstaff" trionfale a Bastille grazie al baritono francese Jean-Philippe Lafont. Lo sostiene l'Orchestra dell'Opéra national de Paris in stato di grazie sotto la bacchetta di James Conlon. La regia di Dominique Pitoiset si rivela estremamente intelligente.
Il teatro Capitole di Tolosa apre a "Lulu" di Alban Berg. E il regista Pet Halmen provoca. C'è molto erotismo in questa produzione dove il nudo è esibito con disinvoltura grazie alla prestanza del soprano americano Marisol Montalvo. Un cast d'eccezione e l'orchestra stabile sempre solida assicurano un grande successo.
Al teatro dell'opera di Francoforte la proposta di una "Donna senz'ombra" senza orpelli orientaleggianti che permette al pubblico di concentrarsi sul valore della "poiesi" della musica di Richard Strauss.
Il Teatro Mariinski è in residenza allo Châtelet di Parigi dove è in programma una ricca stagione russa. La troupe è dominata dalla Tatiana di Irina Mataeva, menntre Valery Gergiev seduce alla prese con la "sua" orchestra. La regia è firmata da Patrice Caurier e Moshe Leiser.