Una logica per elementi musicali differenziati e scissi, ricombinati e lasciati ingranare verso un'efficace quanto ambigua conclusione, contraddistingue il [mono]dialogo drammatico ¿Pia?, commissione e prima assoluta dell'Accademia Musicale Chigiana ad Azio Corghi: il compositore si è costruito il libretto dal primo lavoro teatrale della Yourcenar, dando rilievo - oltre ai personaggi - ad un coro madrigalistico dalla raffinata scrittura. Molto buona la prova degli interpreti.
Pia de' Tolomei, personaggio dantesco di natali senesi, prende vita qui dalla prima opera teatrale della Yourcenar, nella quale è appena evocata dalla centrale figura del geloso marito Lorenzo. Corghi (su commissione dell'Accademia Musicale Chigiana) riorganizza in "Pia" un libretto nel quale l'emergere più deciso (dalla metà dell'opera) della figura femminile segna un'ambiguità di lettura bi-versa: è Lorenzo, che l'ha segregata in un vecchio maniero immerso in paludi dopo un inevitabile tradimento (causa la mortificazione dei desideri della giovane sposa), a proiettare fantasmi su rimorsi e volontà di perdono, o la pazzia di Pia a crearli? Corghi vi costruisce una congrua drammaturgia che fa leva sulle scissioni e le successive ricombinazioni - non biunivoche, sempre variate - dei materiali sonori, tessuti in una delle partiture sue più "chiare": strutture scalari compresenti, divaricate, ma mai parallele; elementi strumentali (gli archi, le percussioni, l'oboe solista lacerante-lirico nello scavo dei suoi profili melodici e timbrici) con funzioni ben precise; il coro degli Swingle Singers, dalla scrittura madrigalistica raffinatissima; le voci dei sue protagonista, una (Lorenzo) ancorata alla razionalità del parlato, l'altra (Pia) più mobile ed ubiqua, pur senza mai "melodizzare".
La regia riconduce questi elementi all'impianto formalizzato di un Nô giapponese, anche se il rilievo drammaturgico occulto del coro madrigalistico fa pensare al nostro "Teatro armonico": le componenti, isolate epicamente al principio, ingranano in progressione verso un epilogo che tronca le crescenti tensioni lasciando aperto l'enigma. Nel gioco delle componenti, la realizzazione del lavoro acquista via via efficacia anche in elementi apparsi inizialmente più deboli; eccellente la prova musicale degli interpreti - compresavi la cantattrice Sonia Bergamasco, ottimale nella sua performance per i meccanismi dell'allestimento, e menzionandi gli splendidi Rossana Calvi, oboe, e Maurizio Ben Omar, percussioni - guidati da Vittorio Parisi.
A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista