All'aprirsi del sipario, sullo sfondo di un arazzo e sotto le luci di un gigantesco lampadario di cristallo, sta cenando una famiglia altoborghese di oggi. L'armonia familiare si sfascia però non appena Tiridate, verso la fine dell'ouverture, si alza per sedurre con passione la cognata Zenobia. Con questa pantomima il regista Claus Guth apre un conflitto che nella partitura di Haendel comincia con il lamento di Polissena, la moglie tradita (una splendida e bravissima Malin Hartelius), e sviluppa un intrigo d'amore e potere, che in ogni caso varca i confini dell'antropologia borghese. Nonostante la splendida scenografia di Christian Schmidt (che consiste in due pareti a forma di mezzaluna poste simmetricamente sul palcoscenico girevole, dove le parti concave danno due interni e quelle convesse due esterni) la messinscena convince poco nel complesso. Guth sembra essere uno di quei registi che hanno paura che il pubblico si annoii se durante le arie non succede nulla sul palcoscenico. Così fa ruotare in continuazione la scena, caricando quasi ogni numero con pantomime che rappresentano le proiezioni psichiche dei personaggi che cantano, o ironizzandoli con momenti di banalità quotidiana che stonano con la stilizzazione dell'insieme (anche se la scena di Polissena che fa la valigia in gran furia cantando "Barbaro partirò" è gustosissima).
Disuguale anche la realizzazione musicale. Se William Christie riesce a tirare il meglio dall'orchestra "La scintilla", non lo stesso si può dire per i cantanti, non tutti i gran forma e talvolta in difficoltà con l'intonazione. L'androgina protagonista Marijana Mijanovic dà, nonostante l'annunciata indisposizione, un bel saggio di vocalità primosettecentesca, ma non lo stesso si può dire di Liliana Nikiteanu, il cui faticoso fraseggio ha appesantito alcune delle più belle arie dell'opera. Del tutto fuori parte Reinhard Mayr, in difficoltà con le asperità del ruolo di Tiridate e legnoso nei recitativi (di cui dovrebbe curare un po' di più la pronuncia), mentre Elisabeth Rae Magnuson se l'è egregiamente cavate nelle ardue arie di Fraarte. Visibilmente indisposta, ma comunque all'altezza del ruolo, Isabel Rey.
Interpreti: Malin Hartelius, Elizabeth Rae Magnuson, Marijana Mijanovic, Liliana Nikiteanu, Isabel Rey; Rolf Haunstein, Reinhard Mayr
Regia: Claus Guth
Scene: Christian Schmidt
Orchestra: La scintilla
Direttore: William Christie