Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Per il "Nixon in China", con cui si apre a Verona la stagione invernale, si ripropone una lettura in chiave fortemente simbolica di un allestimento di 10 anni fa dell'Opertheater di Vienna del regista Pawlik. Buona prova della compagnia di canto con un'incisiva direzione di Andreas Mitisek

Buon successo della nuova opera "modaiola" di Giorgio Battistelli, che compone una partitura sontuosa per un libretto esile e non privo di luoghi comuni sul mondo della moda. Lo spettacolo di Michel Simon si fa apprezzare per la mano leggera e la scorrevolezza quasi da musical e conta su un buon cast, convincente fin nei ruoli minori.

Pizzi e Bartoletti sono riusciti a portato ad un entusiastico successo Neues von Tage, opera asciutta, acida, la cui fredda satira non sembrava molto accattivante. Era stata rappresentata in Italia solo una volta, nel 1955 a Napoli, ma in una versione profondamente modificata rispetto all'originale.

Andato in scena a Venezia nel 1733, "Montezuma" è stato restituito al pubblico contemporaneo lo scorso aprile a Lisbona, e ora in Italia, a partire da Ferrara. La regia di Vizioli ha immerso la vicenda in un quadro fedele all'impianto originario, appesantendolo a tratti di simbologie storico-politiche. La musica di Vivaldi si è rivelata decisamente affascinante e Curtis ha valorizzato i tanti preziosi momenti strumentali. Bravi i cantanti.

I cinque concerti del ciclo articolati intorno all'idea di avanguardia tra Otto e Novecento hanno registrato una notevole partecipazione e successo di pubblico

Una lettura moderna di un diavolo accattivante e grottesco quella del Mefistofele di Arrigo Boito che ha inaugurato ieri la stagione 2008 del Teatro Massimo di Palermo, firmata dal regista Giancarlo Del Monaco.
Protagonista un impeccabile Ferruccio Furlanetto che si muove tra una discoteca anni Ottanta e una Las Vegas tutta edifici e insegne greche.

Al suo primo Parsifal - diretto a Roma in preparazione del suo debutto al festival di Bayreuth - Gatti ne ha dato già un'interpretazione impressionante per padronanza della partitura, profondità ed emozione. Impressionante anche l'autorevolezza con cui è riuscito a coinvolgere orchestra, cori e solisti, portandoli sulla sua stessa lunghezza d'onda.

L'esoterismo della scena delle fate guida la mano di Roberto De Simone nel secondo Falstaff della sua carriera, andato in scena al teatro Piccinni per la Fondazione Petruzzelli. Sebbene lontana da una concezione filologica del testo, l'idea registica tiene. Non altrettanto la parte musicale, con una prova deludente del basso Ruggero Raimondi nel ruolo di Falstaff.

Terza tappa di un percorso faustiano – dopo Gounod e Berlioz – con "Szenen aus Goethes Faust" Hugo De Ana ha così completato la sua personale trilogia tematica, rivestendo con il suo simbolismo tecnologico la musica di Schumann. Renzetti ha guidato un'orchestra che è riuscita a rispettare l'impegnativo affresco schumanniano, nonostante qualche smagliatura. Bene Werba, Pertusi, Rancatore e Surguladze. Calorosi gli applausi del pubblico.

Un'inaugurazione in grande stile, con la messa in scena tradizionale, colossal e minuziosamente realistica di Zeffirelli, che, nonostante tutto, col suo senso del teatro riesce a coinvolgere ancora una volta anche chi ha visto quest'opera decine di volte. Complessivamente molto buona l'esecuzione musicale, ma con qualche concessione di troppo ai facili effetti da parte del tenore.

Pesante rielaborazione della partitura francese in funzione di una drammaturgia che si pone come una moderna riflessione sulla morte e l'oltretomba (un luogo dove le anime sono ibernate e non hanno più coscienza di sé). Spettacolo che non lascia indifferenti ma divide il pubblico, così come la prestazione insolita di Roberto Alagna, sentito quasi uno spreco d'energie nate per altro repertorio.

Chi dal debutto di Prêtre sul podio del Concerto di Capodanno dei Wiener Philharmoniker si aspettava una lettura "francese" dei celebri walzer di Strauß, Lanner e co., sarà rimasto forse deluso. L'interpretazione, invece, completamente immersa nel mondo viennese, con il tipico tre quarti trascinato e un peculiare contrapporsi di ductus marziale e gesto sinuoso, ha convinto per la raffinata ricerca timbrica e scelte di programma con molte rarità.

"Il ritorno di Don Calandrino" è approdato al Municipale di Piacenza. Questo "intermezzo in musica" di Cimarosa appare come un frutto del proprio tempo, per i rimandi al repertorio operistico del Settecento. Rimandi che condiscono un intreccio fondato sul "classico" incrocio di due coppie d'amanti. Muti valorizza le dinamiche della partitura evidenziandole con carattere e sensibilità. Regia carica di colori e saltimbanchi. Successo calorosissimo.

Per uno sciopero dei macchinisti, la produzione del Tannhäuser è stata fino all'ultimo a rischio. La "prima" il 6 dicembre e molte rapppresentazioni seguenti sono state proposte in versione da concerto. Finalmente, la regia di Carsen è stata svelata: costruita sulla duplicità dell'artista. Comunque, resta magica la direzione di Seiji Ozawa che guida un'orchestra in stato di grazia. In un cast di sole stelle trionfa Eva-Maria Westbroek.

Con Giselle si conclude al Regio di Torino la residenza di tre settimane della compagnia di Mosca, che dal 2001 si alterna con il Kirov in lunghe permanenze.Un successo enorme, che mostra quanto il balletto sia amato dal pubblico là dove esistono classe, stile e una tradizione amorosamente coltivata da secoli.Per il pubblico,anche l'occasione di scoprire tante nuove, giovani stelle.

Prima assoluta della Maschera di Punkitititi, opera in tre atti di cui Quirno Conti è librettista (insieme a Marco Ravasini), regista, seconografo e costumista: il suo apporto è quindi determinante ma la musica del giovane Marco Taralli è determinante per inserire la vicenda nelle atmosfere cui il testo allude, in cui si mescolano gusto rétro, nevrosi, angosce, estetismo, suspense.

Il Comunale di Modena ha presentato domenica scorsa la sua nuova opera annuale dedicata ai giovani, coinvolgendo il compositore Lorenzo Ferrero che, assieme all'autore del libretto Giuseppe Di Leva, ha realizzato un'opera da camera in un atto titolata "Le piccole storie", affrontando un tema quanto mai delicato e attuale come la guerra. Misurata e discreta la formula scenica, valorizzata dalla musica efficace di Ferrero.

A Mannheim va in scena la "Traviata" di Achim Freyer nel segno di un'interpretazione fortemente personale e coerente con il proprio universo espressivo. Regia forte ma resa musicale discontinua, con una protagonista non del tutto all'altezza alla complessità del ruolo. Caldo successo con qualche contestazione a Freyer. Caldamente sconsigliato ai puristi verdiani.

L'edizione di Tristan und Isolde dà un segno tangibile del rinnovamento della Scala e ottiene un grande successo di pubblico

"The Sacrifice" è un capolavoro di modernità e contrappunto, un incastro sonoro in cui i Leitmotive vengono proposti, riproposti, elaborati con una forza ritmica incalzante, con dinamiche talvolta violente, con gli strumenti al limite del loro registro, una tensione costante dalla quale si ha la percezione che le cose non stiano andando bene.

Un buon livello vocale, soprattutto delle protagoniste femminili, ha segnato il primo allestimento catanese di La sposa dello Zar, risultato per il resto un po' freddino interpretativamente. Pubblico non numeroso e non più che cordiale negli applausi.

All'Accademia di Santa Cecilia primo concerto italiano di Tan Dun come direttore oltre che come compositore. Ha presentato due dei suoi pezzi sinfonici più noti e significativi: Water Concerto e, in prima italiana, Paper Concerto.

Federico Tiezzi e Giulio Paolini tornano ad incontrarsi al San Carlo nel nome di Wagner, dopo la pregevole Walkiria del 2005. Il Parsifal che porta la loro firma, e che apre la nuova stagione, ancora una volta pone di fronte allo spettatore una realizzazione scenica priva di orpelli e di artifici tradizionali.

All'Accademia di Santa Cecilia primo concerto italiano di Tan Dun come direttore oltre che come compositore. Ha presentato due dei suoi pezzi sinfonici più noti e significativi: Water Concerto e, in prima italiana, Paper Concerto.

Il gruppo rock Marlene Kuntz improvvisa dal vivo la colonna sonora del film muto "Maciste nella gabbia dei leoni" (1926) restaurato dal Museo del Cinema

Vivo successo al Teatro Stanislavskij di Mosca per Un Matrimonio al convento di Prokof'ev

Il Tell a Roma mancava da circa sessant'anni ed allora era stato cantato in italiano e sfigurato dai tagli consueti all'epoca (oltre che da un'esecuzione beatamente ignara di ogni problema di stile). Questa volta, oltre alla lingua originale, si è avuta una versione quasi integrale (d'altronde Rossini stesso fece personalemnte o approvò una serie di tagli) con la sola soppressione delle danze del terzo atto e alcuni tagli minori.

Salutata da uno straordinario successo di pubblico già al suo debutto nel giugno scorso, torna in scena per alcune recite l'opera di Unsuk Chin tratta dal racconto di Lewis Carroll. Un successo che si ripete e che si deve in pari misura alla ricchissima partitura di Chin, al fantasioso e colorato spettacolo di Achim Freyer e alla bravura di una compagnia perfetta. C'è da sperare che l'opera entri stabilmente nel repertorio dei teatri d'opera.

L'opera è andata in scena con due giorni di ritardo per lo sciopero di due sindacati (Snater e Libersind) che aveva bloccato la prima. Agitazione per fortuna rientrata perché perdere questo "Cappello di paglia" sarebbe stato un vero peccato. Un'edizione divertente e spigliata grazie alla verve del direttore Bruno Bartoletti, del regista Damiano Michieletto e di tutti gli interpreti.

Dai Winterreise alla Sagra della Primavera, un flusso di energia pura nella levigatissima coreografia del danzatore israeliano