Nell'allestimento presentato lo scorso maggio al Teatro Sao Carlos di Lisbona, è giunto a Spoleto il Fernando Re di Castglia, prima versione del Sosarme di Haendel, riscoperta da Alan Curtis

Nonostante i grandi spazi e l'acustica dispersiva, il delicato intimismo di "Madama Butterfly" non è stato tradito né dalla realizzaione visiva né - soprattutto - da quella musicale.

Così fan tutte all'epoca dell'impero romano: un'operetta alla Offenbach spregiudicata, divertente, ma superficiale. E c'è poca precisione nell'esecuzione musicale.

La storica edizione che dell'opera stravinskijana fece quasi mezzo secolo fa l'Opera di Roma, con la regia dell'allora giovane Luigi Squarzina e le scene e i costumi di Giacomo Manzù, appare ancora oggi ideale e ripropone l'idea platonica della tragedia greca con immagini per nulla invecchiate. Bene John Hulenhopp (Edipo) e la Pinter, non più che discreti gli altri cantanti. Accurata ma un po' spenta al direzione di Zoltan Pesko.

Prima assoluta della Nave a tre piani, operina in un atto di Ravasini e Boccadoro, destinata ad ascoltatori tra i 10e i 14 anni: ma scrivere un'opera per ragazzi è più difficile di quanto gli autori sembrano credere!

La partitura cinematografica di Mascagni è stata per la prima volta eseguita in un'edizione il più possibile corretta (l'originale è infatti perduto): l'ascolto è indubbiamente interessante, nonostante la modesta qualità musicale.

Dopo un inizio prevedibile, manierato e fiacco, un secondo atto splendido, con palcoscenico e orchestra illluminate da un "fuoco nero".

Con coerenza quest'allestimento rilegge La Gioconda, liberandola da oleografia e grand-guignol, e dimostra che Ponchielli era perfettamente al passo coi tempi.

Difficile per i cantanti lirici cavasela nell'opera di Brecht e Weill, ma nel complesso ci sono riusciti, che più chi meno.

Prima rappresentazione italiana dell'opera d'esordio di Richard Strauss: un ascolto interessante e allo stesso tempo deludente, perchè sembra scritta da un timido studente più che da un giovane genio

Il Marat-Sade di Weiss si unisce imprevedibilemnte alle musiche di Vivaldi: ma è un unicum irripetibile più che la scoperta di una nuova forma di unione di teatro e musica.

Si è voluto creare a tutti i costi l'evento, sbandierando la regia (?) di Luciano Pavarotti, ma si è rischiato di trasformare un'opera in una festa paesana.