Inaugurata la terza edizione del Rome Chamber Music Festival, nello splendido Oratorio del Gonfalone, acusticamente ideale per quest'incontro di grandi musicisti, che fanno musica insieme unendo una giusta dose di leggerezza e di divertimento all'impegno e alla serietà.

Un'orgogliosa dimostrazione di perfezione e bravura da parte del Coro e dell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, galvanizzati dal loro direttore Antonio Pappano.

Annunciato in forma di concerto, questo Don Giovanni si è trasformato in una messa in scena sui generis, con mezzi minimi, ma teatrale e modernissima per il suo modo di sfruttare uno spazio non teatrale. E l'assenza d'un regista libera l'innata teatralità d'un gruppo di cantanti che dimostra capacità di gestirsi autonomamente e idee interpretative spesso acute.

L'opera di Franco Alfano, riportata alla luce nella versione originale del 1921, che si credeva perduta, è un momento senza dubbio interessante della storia dell'opera italiana del secolo scorso, ma le sue ambizioni drammaturgiche restano irrealizzate, mentre se ne ammira la raffinata e ricca orchestrazione.

Dopo Cocciante e Dalla è la volta della PFM a cimentarsi in questo nuovo tipo di opera popolare prodotto da David Zard: sound rock e canto vagamente melodrammatico non si sposano bene ma nel complesso l'opera rock funziona. E anche l'occhio ha la sua parte.

Sempre fuori dall'ortodossia, Maderna nel 1973 scrisse con Satyricon uno dei pochi esempi di teatro musicale del periodo "puro e duro" dell'avanguardia postweberniana: un'opera strana, irriducibile a nessuan delle categorie note, stimolante e affascinante ma datata.

Un Don Giovanni di alto livello, ma a cui sfuggono alcuni aspetti fondamentali dell'opera.

L'opera inusuale e coraggiosa di Zandonai tratta dalla Saga di Gosta Berling di Selma Lagerlof, in un allestimento poco inventivo ma musicalmente ben riuscito.

Ritorna uno dei primi capolavori di Henze, uno dei pochi autori che engli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso non dava per morta l'opera.

Prima esecuzione moderna per il "Mitridate", un'opera di uno dei più grandi rappresentanti dell'opera seria, degno rivale di Haendel.

Un regista di classe, un direttore mozartiano di lungo corso, un cast di livello complessivamente elevato: ma il risultato è un "Ratto dal serragglio" un po' spento.

In prima assoluta, quest'atto unico segna il debutto di Lidia Ravera come librettista: ha fatto di Jekyll una donna che cerca di trasformarsi in uomo, forzando la propria natura e diventando un mostro. Alessandro Sbordoni ha scritto una musica moderna, semplice, efficace.