L'opera di Franco Alfano, riportata alla luce nella versione originale del 1921, che si credeva perduta, è un momento senza dubbio interessante della storia dell'opera italiana del secolo scorso, ma le sue ambizioni drammaturgiche restano irrealizzate, mentre se ne ammira la raffinata e ricca orchestrazione.
Da Holst a Puccini, furono molti quelli che intorno al 1920 attinsero per le loro opere a miti e fiabe orientali. Anche Alfano seguì questa corrente, risalendo indietro di 1500 anni per ispirarsi addirittura a uno dei capolavori della letteratura in sanscrito. Perché? L'ascolto della Leggenda di Sakuntala non fornisce una risposta a questa domanda. Che i fitti riferimenti ai miti e agli dei dell'antica India siano quasi impenetrabili all'ascoltatore medio può essere considerato marginale, ma il vero problema è che il dramma originale in sette atti è apparso difficilmente conciliabile con la concezione operistica tutto sommato tradizionale di Alfano. Di relativamente nuovo c'è un'inesauribile varietà di preziosi colori orchestrali, che non impallidisce al confronto con Strauss, Ravel, Respighi: però non si va oltre un gusto floreale spinto al parossismo, una vera giungla inestricabile che avvolge tutto e quindi alla fine appare piuttosto indifferenziata e drammaturgicamente inerte.
Per contrasto la scrittura vocale è estremamente lineare e si risolve in un declamato piuttosto arido, faticoso per l'ascoltatore e soprattutto per i cantanti. Dunque è umano che i protagonisti Francesca Patané e David Rendall lascino trapelare lo sforzo, ma complessivamente sono all'altezza del compito. Bene i numerosi coprotagonisti, tra cui spiccano Orlin Anastassov e Elena Cassian.
Che sul podio ci sia Gianluigi Gelmetti, infaticabile esploratore di queste plaghe dell'opera italiana che è giusto conoscere, è una garanzia. E l'orchestra, che ha un compito non meno pesante dei cantanti, risponde benissimo. Meno convincente la realizzazione scenica: quest'opera richiederebbe un sontuoso orientalismo onirico e simbolico alla Gustave Moreau, non uno spettacolo così spartano e rétro.
Note: nuovo allestimento
Interpreti: Sakùntala: Francesca Patanè / Olga Zhuravel; Il Re: David Rendall / Ivan Momirov; Priyamvada: Elena Cassian / Mary Ann McCormick; Amùsuya: Anna Rita Taliento / Claudia Farneti; Kànva: Orlin Anastassov
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