La direzione di Gianluigi Gelmetti dà all'orchestra di Wagner trasparenze di linee e di timbri ma così trasforma il dramma musicale in una sterminata sinfonia in tre movimenti, adagio-allegro-adagio.

Interessante debutto di Laura Polverelli in Carmen, che viene riportata nell'autentico ambito stilistico dell'opéra-comique. Ma gli altri non sempre la seguono su questa strada.

Unica Clemenza di Tito in Italia per il duecentocinquantenario di Mozart. Un'edizione di alto livello, per la intelligenza della proposta registica e per la qualità e la coerenza di tutti gli aspetti musicali.

Nel panorama operistico italiano e anche europeo del 1898, l'Iris era nuova sotto molti aspetti, talmente nuova che spesso non è stata e non è ancora capita e viene considerata una Cavalleria annacquata, finita - chissà perché? - in Giappone. Recenti interpretazioni l'avevano riportata nella giusta luce, invece quest'edizione livornese sembra poco convinta e un po' incerta sulla strada da prendere.

Un raro e interessante programma, che faceva scoprire pagine pianistiche spesso minori ma comunque stimolanti o almeno curiose, col pretesto di andare alla scoperta della rete fittissima dei rapporti dell'onnivoro Liszt con gli altri musicisti, e viceversa.

La prima esecuzione in epoca moderna della Didone abbandonata è un importante contributo al tricentenario di Galuppi, sommerso dalle celebrazioni mozartiane. Infatti è il primo convincente recuoppero - dopo alcuni tentativi infelici - di una sua opera seria, che sfata la convinzione che il talento del Buranello fosse limitato al genere comico.

L' Opera per musica e film di Roberto Andò e Marco Betta ha per soggetto l'assenza: i casi di cronoca di persone scomparse improvvisamente e il quotidiano passare dalla veglia al sonno sono due aspetti di questo misterioso assentarsi dal mondo. Le immagini filmate affiorano e scompaiono senza apparente ordine logico, mentre nella musica continuamente affiorano e spariscono ricordi e citazioni: tutto come in un sogno.

L'Orchestra Sinfonica Giovanile del Venezuela "Simon Bolivar" dopo Palermo suona a Roma in due concerti: il primo è stato diretto da Dudamel, come da programmma, mentre il secondo doveva essere diretto da Abbado, che però ha ceduto la bacchetta a Dudamel per la Quinta di Mahler ed è salito sul podio solo per il Triplo di Beethoven.

Una delle ultime occasioni di presentare al ROF un Rossini sconosciuto basandosi sulla nuova edizione critica è stata sfruttata nel modo migliore: il pubblico dei fedelissimi rossiniani sembra averlo capito prima e meglio di parte della critica, che non ha colto la singolarità di quest'opera, ricca disorprendenti preannunci preannunci di Donizetti e Bellini, anche più delle successive e statuarie opere serie napoletane.

Henning Brockhaus - con la collaborazione di Ezio Toffolutti per le scene e i costumi e di Maria Cristina Madau per i movimenti coreografici, ha trasformato la Turandot in un ulteriore caso di teatro nel teatro: un'idea tutt'altro che gratuita, che evidenzia la (sia pur contraddittoria) presa di distanza novecentista di Puccini dalla vicenda rappresentata.

Prima italiana dell'opera di esordio di Henze, composta nel 1948 ma ampimente rimaneggiata nel 1964: è il doveroso omaggio del cantiere di Montepulciano al suo fondatore ma è soprattutto la scoperta di un lavoro già riuscitissimo, che rivela subito il grande talento teatrale dell'autore, in più con una concisione e una leggerezza che talvolta non si riscontrano nelle sue ultime opere.

Alan Curtis ha ricostruito l'Ercole sul Termodonte di Vivaldi, ritrovandone in varie biblioteche tutte le arie, tranne una. E' stato invece necessario musicare ex novo i recitativi e Alessandro Ciccolini se ne è assunto il compito come meglio non si potrebbe. Questa prima esecuzione in tempi moderni non ha permesso però di rendersi pienamente conto delle reali qualità musicali e teatrali dell'opera.