Henning Brockhaus - con la collaborazione di Ezio Toffolutti per le scene e i costumi e di Maria Cristina Madau per i movimenti coreografici, ha trasformato la Turandot in un ulteriore caso di teatro nel teatro: un'idea tutt'altro che gratuita, che evidenzia la (sia pur contraddittoria) presa di distanza novecentista di Puccini dalla vicenda rappresentata.
Un gruppo di saltimbanchi arriva nella piazza d'un paese e monta il suo teatrino: non stiamo parlando di Pagliacci ma dell'inizio di Turandot secondo Henning Brockhaus, che poi si spinge ancora oltre, perché i saltimbanchi chiedono ai paesani di collaborare come attori al loro spettacolo e scelgono come protagonisti Puccini stesso e sua moglie, che per coincidenza si trovano proprio lì. Tranne questo dettaglio un po' forzato, non c'è nulla di gratuito in questa regia. Infatti la Turandot di Gozzi si ricollegava esplicitamente alla tradizione dei comici dell'arte e si presentava come una finzione totale, un gioco di maschere, una "favola teatrale". E Puccini ha scelto questa favola non per un capriccio ma per prendere le distanze sia dal romanticismo che dal verismo, sebbene non sia poi riuscito a restare sempre fedele a questo distacco novecentista, perché il suo istinto d'operista italiano lo portava a cercare l'affondo sentimentale e commovente. La regia di Brockhaus ha il pregio di ricordarci sempre che tutto è una finzione teatrale. E - ciò che più conta - questo spettacolo "funziona" magnificamente, senza un solo momento di calo d'interesse.
Ottimi protagonisti l'inossidabile Giovanna Casolla (ora la sua carnosa voce latina ha preso qualche durezza metallica, che però si adatta bene a questa donna disumana) e Marcello Giordani (voce lucente e salda). La vocina esile e tremula di Anna Laura Longo ha fatto passare quasi inosservate le due arie di Liù. Bene Timur (Michail Ryssov) e benissimo almeno due dei tre ministri (Filippo Bettoschi e Mario Bolognesi). Benissimo anche la direzione di Alain Lombard, che, sebbene l'acustica si mangi la metà dei dettagli orchestrali, ha preservato l'aggressività ritmica, le armonie aspre, i colori violenti di questa partitura.
Note: nuovo all.
Interpreti: G. Casolla / G. M. Ronge, M. Giordani / C. Ventre, A. L. Longo / C. Barbieri, M. Ryssov, F. Bettoschi / A. Ariostini, M. Bolognesi, A. Orsolini, M. R. Cosotti, A. Noli
Regia: Henning Brockhaus
Scene: Ezio Toffolutti
Costumi: Ezio Toffolutti
Coreografo: Maria Cristina Madau
Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma
Direttore: Alain Lombard
Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Roma
Maestro Coro: Andrea Giorgi
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento