Edipo ideale, ma un po' spento

La storica edizione che dell'opera stravinskijana fece quasi mezzo secolo fa l'Opera di Roma, con la regia dell'allora giovane Luigi Squarzina e le scene e i costumi di Giacomo Manzù, appare ancora oggi ideale e ripropone l'idea platonica della tragedia greca con immagini per nulla invecchiate. Bene John Hulenhopp (Edipo) e la Pinter, non più che discreti gli altri cantanti. Accurata ma un po' spenta al direzione di Zoltan Pesko.

Recensione
classica
Teatro dell'Opera Roma
Igor Stravinskij
05 Aprile 2005
Opera-oratorio è definito Oedipus Rex, ma la seconda parte di questo binomio ha prevalso sin dalla prima esecuzione, diretta dall'autore stesso in forma oratoriale. In realtà questa è un'opera, che però non ha nulla di tradizionalmente melodrammatico, ma si riaggancia alla concezione originaria -o piuttosto all'idea platonica, come disse D'Amico - della tragedia greca, i cui attori declamavano i versi pressoché immoti, simili a statue, indossando coturni e maschere che rendevano sovraumani il loro aspetto e la loro statura. La storica edizione che ne fece quasi mezzo secolo fa l'Opera di Roma, con la regia dell'allora giovane Luigi Squarzina e le scene e i costumi di Giacomo Manzù, appare ancora oggi ideale e ripropone quell'idea platonica della tragedia greca con immagini per nulla invecchiate. Un alto muro percorso da fenditure delimita uno spazio semicircolare, in cui i coristi (in realtà sono mimi, il coro vero è nella buca dell'orchestra) si muovono seguendo il ritmo aspro e scandito della musica più che il senso delle parole, ricoperti come lebbrosi da tuniche lacere e luttuose, che materializzano la presenza angosciante della peste che affligge Tebe. Nel muro si aprono porte da cui, come nella tragedia greca, entrano i protagonisti, semi-immobili e isolati dal coro: più che esseri umani sono manichini, che si animano solo in due momenti, il lamento di Giocasta (Brigitte Pinter introduce qui abilmente un sospetto di partecipazione espressiva nel distacco neoclassico) e la scoperta della terribile verità da parte di Edipo. Ma l'elemento determinante è un'enorme sedia al centro della scena, che rende lillipuzziani i personaggi del mito, mettendone a nuda la lontananza e l'estraneità dalla nostra realtà. Bene John Hulenhopp (Edipo) e la citata Pinter, non più che discreti gli altri cantanti. Accurata ma un po' spenta al direzione di Zoltan Pesko.

Note: Allestimento del Teatro dell'Opera. In lingua originale con sovratitoli in italiano.

Interpreti: Edipo John Uhlenhopp, Creonte Alessandro Guerzoni, Tiresia Michail Ryssov, Giocasta Brigitte Pinter / Marta Moretto (6, 9/4), Pastore Cesare Ruta, Messaggero Alberto Noli, Voce recitante Omero Antonutti

Regia: Luigi Squarzina

Scene: Giacomo Manzù ricostruite da Gianfranco Padovani

Costumi: Giacomo Manzù ricostruiti da Gianfranco Padovani

Corpo di Ballo: Corpo di ballo del Teatro dell'Opera di Roma

Coreografo: Juan de Torres

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma

Direttore: Zoltan Pesko

Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Roma

Maestro Coro: Andrea Giorgi

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