Stasera non vogliamo voci liriche

Difficile per i cantanti lirici cavasela nell'opera di Brecht e Weill, ma nel complesso ci sono riusciti, che più chi meno.

Recensione
classica
Teatro Nazionale Roma
Kurt Weill
28 Gennaio 2005
Mahagonny non è l'Opera da tre soldi, non è cioè uno spettacolo di prosa con musica ma è una vera e propria opera (o una caustica parodia dell'opera) destinata ai teatri d'opera: un Singspiel, che mutatis mutandis può essere addirittura paragonato al Flauto Magico per il suo mistilinguismo che contamina opera e cabaret, barocchismi e jazz, sonorità bandistiche e fugati, Gli interpreti devono continuamente scavalcare le barriere tra i generi e anche passare da protagonisti a comprimari e viceversa: cantanti così nel mondo dell'opera sono rarae aves, ma se ne sono scovati alcuni. Però, siccome nessuno è di madrelingua tedesca, non hanno confidenza con la lingua di Brecht e Weill, aspra come cartavetrata sia nell'aggressività da rissa che nella sottigliezza insinuante da cabaret. Ci riescono perfettamente Dale Duesing (un Trinity Moses giustamente istrionico, un vero figlio di ...) e George Mosley (Bill). Dà benissimo l'idea Gabriella Sborgi (Leokadja), anche se non giureremmo sulla correttezza del suo tedesco. Ci vorrebbe invece più vetriolo nella Jenny di Valentina Valente, ma non dipende dal tedesco, è troppo una brava ragazza. William Joyner (Jim Mahoney) avrebbe il fisico e la voce, ma è proprio un cantante d'opera, pensa innanzitutto ad emettere note e poi le accompagna con qualche gesto. Anche il direttore Jonathan Webb ha qualche problema a rinunciare al bel suono e a buttarsi nelle sonorità sguaiate e nei ritmi triviali di Weill. Ma, al di là degli alti e bassi individuali, il gruppo funziona. Spettacolo di alto livello. C'è il segno di Daniele Abbado, sempre pulito e polito, tanto che nemmeno le prostitute, le casupole in lamiera e le chiassose insegne luminose riescono ad essere volgari e fastidiose. Non c'è insomma la violenza sanguigna di un George Grosz o di un Otto Dix, ma alla fine la razionalità di Abbado si rivela una via d'approccio non meno caustica e feroce. Finalmente qualcosa di diverso dall'ennesima ripresa di Tosca.

Note: in collaborazione con I Teatri di Reggio Emilia

Interpreti: Valentina Valente, Gabriella Sborgi, William Joyner, Dale Dusing, Fabrice Dalis, George Mosley, Lorenzo Muzzi, Gianluca Floris

Regia: Daniele Abbado

Scene: Giorgio Andrico

Costumi: Giorgio Andrico

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma

Direttore: Jonathan Webb

Coro: Coro "Claudio Merulo" de I Teatri di Reggio Emilia

Maestro Coro: Fabio Sebastiani

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