Nell'allestimento presentato lo scorso maggio al Teatro Sao Carlos di Lisbona, è giunto a Spoleto il Fernando Re di Castglia, prima versione del Sosarme di Haendel, riscoperta da Alan Curtis
Rispetto a "Sosarme", in "Fernando re di Castiglia" sono diversi solo i nomi, ma, poiché né l'una né l'altra sono mai state rappresentate in Italia, si tratta in ogni caso di una scoperta. Alan Curtis afferma che in "Fernando" ci sono anche alcuni bellissimi passaggi musicali in più, soppressi poi in "Sosarme", ma a Spoleto si è invece ascoltato qualcosa in meno, perché si è risparmiato sulle trombe e quindi sono stati tagliati i pezzi che le richiedevano. Un dettaglio (come anche la mancanza d'un programma di sala) che fa capire come il festival sia ridotto al lumicino.
Quando si tratta di un'opera di Haendel si sa in anticipo che si ascolterà un capolavoro e così è stato. L'esecuzione, nonostante la competentissima direzione di Curtis e la puntuale esecuzione del suo Complesso Barocco, non ne ha però esaltato al massimo i valori teatrali. Colpa in gran parte dell'irrisolvibile dilemma delle parti scritte per i castrati: qui si è scelto di ricorrere ai sopranisti (ce n'erano ben tre) ma le loro voci fanno l'effetto del "rigatino" usato dai restauratori per dare un'idea delle parti mancanti d'un affresco. Almeno sopranisti e contraltisti ora hanno superato gli iniziali problemi d'intonazione, disuguaglianza, asprezza: il giovanissimo protagonista David Hansen è perfetto, ma la voce è inevitabilmente incolore e non può dare espressione a quello che canta, allora, forse inconsapevolmente, supplisce con una strana ed esagerata mimica facciale. Ormai questo modello vocale si è imposto al punto che anche la protagonista femminile, Gyselle Gerstenhaber, esibisce la stessa voce esile e pallida. E' letteralmente un'altra musica quando canta Marianna Pizzolato, col suo timbro vellutato, il fraseggio scolpito, le sfumature di colore. Da segnalare anche Vladimir Baykov, che unisce alla bella voce di basso un'agilità non frequente in questo tipo di voce.
Regia senza infamia e senza lode. Ha poco a che vedere con quel che si canta, ma questo è normale, come normalissima è l'ambientazione contemporanea: semmai disturba l'assenza di qualsiasi idea drammaturgia incisiva.
Note: prima versione del Sosarme, mai rappresentata in vita di Haendel
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