Prima assoluta della Nave a tre piani, operina in un atto di Ravasini e Boccadoro, destinata ad ascoltatori tra i 10e i 14 anni: ma scrivere un'opera per ragazzi è più difficile di quanto gli autori sembrano credere!
In Italia si rappresentano poche opere nuove, a meno che non siano destinate a un pubblico giovanissimo (e che inoltre siano brevi e poco esigenti quanto a realizzazione): di queste se ne rappresentano molte, che non lasciano però gran traccia nelle cronache musicali. Anche l'Accademia di Santa Cecilia ne ha inserita una nel suo fittissimo calendario di manifestazioni rivolte ai giovani e giovanissimi: è la "Nave a tre piani", il cui argomento è stato tratto da Marco Ravasini dal repertorio favolistico del ponente ligure, forse in omaggio a Luciano Berio, che aveva commissionato l'opera quand'era presidente dell'Accademia.
Chi ha deciso che nel 2005 una vecchia favola è ancora un argomento interessante e coinvolgente per i giovani tra i 10 e i 14 anni, cui lo spettacolo si rivolge? La storia? Eccola: un giovane povero scopre di essere il figlioccio del re d'Inghilterra, ma un losco figuro incontrato in un'osteria l'inganna e prende il suo posto... e poi, con la collaborazione di topolini, pappagallini e formichine, viene liberata una principessina tenuta prigioniera da una tremenda fatona cattiva... e infine "tutti vissero felici e contenti". Che idea hanno gli autori di un quattordicenne di oggi? Per fortuna molti tra il pubblico sono più piccolini, anche sotto i 10 anni.
La partitura di Boccadoro si svolge con ritmo stringato e veloce, incrociando e sovrapponendo spunti jazzistici, strizzatine d'occhio alla musica commerciale e citazioni di autori del passato. Eppure non riesce ad animare personaggi e situazioni e questa mancanza di teatralità è accentuata dalla regia povera d'idee, dalle scene vecchie, dai costumi senza fantasia.
I giovani cantanti hanno fatto il possibile per mettere un po' di sale sullo scipito spettacolino: da citare almeno i bravi Davide Sotgiu, Giampiero Cicino e Federica Carnevale.
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento