Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.

classica

"Nabucco" è un'opera intrisa di solennità, austerità e biblica grandezza: è la storia di un'epica liberazione, di una conversione miracolosa. E tutto ciò è stato rappresentato questa sera, scivolando, a volte, in una poco espressiva e redditizia, ai fini dei contenuti musico-teatrali, stasi statuaria, sia dal punto di vista delle voci, che della messinscena.

Deludente Norma. Non convincente e incongruente la trasposizione registica in un 800 napoleonico, tutta tesa a mettere in risalto effetti di tipo pittorico. Non convincente anche sul piano musicale con una prestazione scadente della compagnia di canto ed una direzione poco efficace.

Prestazione vocale in ascesa per Bocelli. Cio che manca è la presenza scenica a fare il personaggio. Ottime Gertseva e Léger.

Una regia attentamente studiata e calcolata in ogni dettaglio guida per mano Carmela Remigio nel suo debutto come Violetta

Arriva anche in Italia "Gustavo III", ricostruzione compiuta da Philip Gossett e Ilaria Narici della primitiva versione del "Ballo in maschera"

Alberto Zedda ha proposto una incisiva lettura della "Donna del lago" di Rossini, presentata in forma di concerto al Carlo Felice. Buono il cast. In evidenza su tutti il tenore Juan Diego Florez, applauditissimo, per l'eleganza del fraseggio e la limpidezza delle fioriture. Al suo fianco bene anche Anna Caterina Antonacci, una espressiva e autorevole Elena.

Dopo 41 torna a Palermo "Luisa Miller" in una ambientazione fiamminga, caratterizzata dai richiami alla pittura di Vermeer e Rembrandt. Ottima prova di La Scola e Frontali, luminosa direzione di Renzetti

La forte teatralità di Amadigi, opera dei primi e più fortunati anni londinesi di Haendel, si attenua ma non svanisce in un'esecuzione in forma di concerto.

Al Municipale di Piacenza raffinata ed intesa direzione della "Messa da Requiem" di Verdi da parte di Rostropovich, alla guida di un'affidabile Filarmonica Toscanini. Esecuzione arricchita dal progetto visivo di Pier'Alli, realizzato attraverso videoproiezioni cariche di simboli "cosmici" e pittorici. Caloroso il successo di pubblico.

Luca Ronconi e Margherita Palli trasformano Alfonso und Estrella di Schubert in uno spettacolare teatro dove interagiscono cantanti e marionette, in mezzo a montagne di strumenti musicali. Cast di voci raffinate, dominato dall'Alfonso di Rainer Trost.

Il debutto romano di Angela Gheorghiu in una "Traviata" natalizia al Teatro Argentina.

Riproposta in apertura di stagione al Regio la Traviata in "poltrona Frau" del Verdi Festival 2001. Nuovo il cast, con una Devia efficace, un Alvarez misurato e una direzione di Palumbo eccessivamente morbida. Il pubblico di Parma ha comunque apprezzato (a parte qualche dissenso rivolto al direttore).

Thomas Allen e Felicity Palmer guidano il trionfo di Sondheim al Covent Garden

L'austera e antiretorica musica di Pizzetti trova in Raimondi un validissimo interprete, ben sorretto da Bartoletti, ma il resto non è allo stesso livello.

"Signor Presidente il Gran Teatro La Fenice è restituito al mondo..." sono queste le parole con cui il Sindaco di Venezia ha presentato al Presidente Ciampi e all'Italia intera la Fenice ricostruita dopo l'incendio del gennaio 1996. Apparentemente eclettico, il programma concertistico, che ha salutato questa rinascita, è in realtà legato da due temi: la celebrazione e la spiritualità. Riccardo Muti ha saputo ottenere il massimo dai musicisti il cui coinvolgimento emotivo era palpabile. La risposta acustica della nuova Fenice è stata buona.

Allestimento "noir" di Giancarlo Cobelli per "Un Ballo in maschera". Cast discreto e buona direzione.

Il "Moïse et Pharaon" diretto da Muti con la regia di Ronconi è una produzione che esprime pienamente lo stile delle due firme

Uno spettacolo coerente e intenso, nato sotto il segno determinante di Anselm Kiefer, e governato dalla regia intelligente di Michael Gruber. Gabrielle Schnaut nella parte di Elektra sfodera una vocalità impressionante.

Andrea Rost, Marcelo Alvarez e un'armonica a bicchieri emergono tra le star della nuova produzione di "Lucia di Lammermoor" al Covent Garden

Le immagini speculari di convergenze e antitesi, di collimazioni e di estraneità, senza soluzioni di continuità, in quadri vagamente espressionisti, in cui si affolla una convulsa animazione pantomimica, si diramano in uno spazio sonoro intrecciato, avido di tutti i generi

Si conclude con un allestimento assai positivo, sotto tutti gli aspetti (vocale, registico, strumentale), il ciclo triennale dedicato dalla Stagione Lirica Teramana / Fondazione Tercas al teatro musicale comico italiano, con la realizzazione di due atti unici del Novecento: Agenzia matrimoniale di Hazon e Una domanda di matrimonio di Chailly hanno mostrato due aspetti (leggero e metateatrale il primo, graffiante e grottesco il secondo) di questo registro drammaturgico.

Nigel Lowery mette in scena l'opera monteverdiana sintetizzando i miti della cultura pop americana. Bella prova dei cantanti e dell'orchestra.

Produzione da non perdere di quest'opera negletta, che una lettura musicalmente azzeccata ha fatto sembrare più pregevole di quanto forse non sia

La conduzione della regia da parte di Saverio Marconi, agile e ben calibrata nei movimenti, si è venuta caratterizzando per un certo suo certo garbo e come rispettosa ripresa di uno spirito equilibrato e lontano da eccessi che era proprio di Wolf-Ferrari. Uno spettacolo che tuttavia ci è parso debole, nel rispetto di questo gusto...

Al Verdi di Trieste "Così fan tutte" si giova di una agile ed equilibrata regia ma manca l'appuntamento con la magia musicale pensata da Mozart.

Il momento cuminante del secondo Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra è una magnifica esecuzione della "Creazione" di Haydn con i Wiener Philharmoniker diretti da Nikolaus Harnoncourt.

Robert Wilson mette la sua camicia di forza ad Aida, e tutti ne soffrono: i cantanti, la direzione di Antonio Pappano, ma soprattutto il pubblico.

Zandonai sfoggia un'orchestrazione ancora oggi sorprendente per la sua raffinatezza, ma fine a se stessa, perché messa al servizio d'un testo estraneo alle grandi correnti culturali europee del tempo.

L'inaugurazione della nuova stagione ha visto la ripresa di un titolo caduto nell'oblio, secondo una versione in cui le parti dialogate sono state trasformate da Minkowski e dal suo assistente Rhorer in recitativi secondo una traccia lasciata da Cajkovskij.