Convince sul piano musicale il Simon Boccanegra che apre la stagione, bella vetrina per il ventottenne direttore Michele Mariotti, coadiuvato da un cast ottimale. Più anonima la regia, con qualche passaggio non ben risolto, ma che ha il merito di assecondare il testo inscenato, invece di violentarlo

Con una rincorsa lunga tre anni inizia l'avvicinamento al tricentenario pergolesiano (2010): un'iniziativa promossa dall'Accademia Filarmonica di Bologna con la Fondazione Pergolesi-Spontini di Jesi che ha in animo di coinvolgere, coi rispettivi gruppi orchestrali, i più eminenti direttori italiani interessati all'opera del compositore marchigiano: da Biondi a Florio, da Marcon a Dantone, da Abbado a Muti, toccando le città di Napoli Roma Parigi

Prende il via da Bologna la tournée bachiana di un'Orchestra Mozart, alla ricerca del proprio futuro. Più che un'orchestra compatta, l'esigenza contingente allinea questa volta un caleidoscopio di grandi solisti convenuti per sorridere insieme al suono di sei enigmatici capolavori

Ancora una volta Juan Diego Flórez riesce a trasformare "La fille du régiment" in una "one-man opera", confermando le migliori aspettative. Canto praticamente perfetto e tanta voglia di divertirsi nel personaggio del sempliciotto pasticcione. Contorno di pregio, per uno spettacolo che piace e diverte.

Ancona inaugura la stagione con uno spettacolo incentrato su Mariella Devia e sul nuovo allestimento di Pier'Alli. Buona prova di tutti gli interpreti, nonostante la scarsa attenzione a certe esigenze del belcanto

L'inaugurazione della stagione veneziana offre nel "Crociato in Egitto" il vertice della produzione italiana di Meyerbeer: un appuntamento molto atteso da studiosi e melomani curiosi, ma che pare lasciare perplesso il pubblico generico, anche per colpa di una scelta vocale ingiustificata nel ruolo protagonistico sia storicamente sia, alla prova dei fatti, artisticamente.

In quattro serate, coadiuvato da Dindo e Accardo, Gatti affronta il Ciaikovskij sinfonico scavando nei dettagli di quelle imponenti partiture

Con dolcezza e semplicità, i coniugi Kurtág incantano fra le asprezze delle sonorità moderne e le delicatezze di quelle bachiane.

Il pianista iraniano sorprende e incanta con il "suo" Bach offerto alla memoria di Verti.

Una esecuzione dove non si respirano italianità e risorgimentalismi, ma approcci diversificati, frutti di diverse culture interpretative.

Ben più scarso il gradimento del pubblico alla terza puntata del trittico dapontiano confezionato da Daniele Abbado e Jonathan Webb.

In un'epoca in cui i registi d'opera sembrano piuttosto affossare che favorire lo spettacolo, Daniele Abbado propone un esempio di sobrietà e intelligenza, fra le migliori prove della sua carriera