Come ricordava Mila sulle pagine de “L’Espresso” nella sua recensione dell’Anna Bolena data alla Scala nel ’57 (non riporto qui cast e regia perché non è mia intenzione fare confronti surreali) il direttore Gavazzeni annotava che quest’opera «richiede al cinquanta per cento il contributo rappresentativo» a completamento – rendo esplicito per sintesi – del versante più specificamente musicale. Da questo punto di vista, l’impressione generale dell’allestimento che ha riportato venerdì l’opera di Donizetti sul palcoscenico del Regio di Parma dopo quarant’anni di latitanza, mi ha appunto richiamato alla memoria le parole di Gavazzeni. Questo per un senso di irrisolto che ha segnato questa nuova produzione, meritoria peraltro per l’intento di riportare un titolo così fascinoso a risuonare in questo teatro. Una proposta segnata innanzitutto dalla direzione musicale di Carminati, impegnata a compattare buca, coro e palco attraverso una lettura che non ha restituito le finezze custodite tra le pagine della partitura, e le figure vocali protagoniste, tra le quali la Auyanet nel ruolo del titolo, che ha raccolto un bel successo personale, cresciuta in sicurezza ed espressività fino all’intensa dimensione del delirio (“Al dolce guidami castel natio…”), il solido e uniforme Enrico VIII di Spotti, la misurata Seymour della Ganassi. Dal lato della rappresentazione teatrale, la regia curata da Antoniozzi è sembrata non equilibrare il versante musicale, non tanto per la scelta di miscelare elementi diversi (abiti anni Quaranta, rimandi all’Inghilterra di metà ‘500, mimi e proiezioni varie), piuttosto per un carattere che nel complesso non è parso andare al di là di una sufficiente funzionalità scenica. Alla fine dal pubblico applausi per le voci e dissensi per direttore e regista.
Note: Coproduzione con il Teatro Carlo Felice di Genova. Foto di Roberto Ricci
Interpreti: Yolanda Auyanet (Anna Bolena), Marco Spotti (Enrico VIII), Sonia Ganassi (Giovanna Seymour), Paolo Battaglia (Lord Rochefort), Giulio Pelligra (Lord Riccardo Percy), Martina Belli (Smeton), Alessandro Viola (Signor Hervey).
Regia: Alfonso Antoniozzi
Scene: Monica Manganelli
Costumi: Gianluca Falaschi
Coreografo: Sergio Paladino
Orchestra: Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna
Direttore: Fabrizio Maria Carminati
Coro: Coro del Teatro Regio di Parma
Maestro Coro: Martino Faggiani
Luci: Luciano Novelli