Una "Platée" buffona con gusto

Il tandem Marc Minkowski-Laurent Pelly rimette "Platée" in scena a Palais Garnier.

Mireille Delunsch (La Folie) e i danzatori. Foto Opéra national de Paris/ Christian Leiber
Mireille Delunsch (La Folie) e i danzatori. Foto Opéra national de Paris/ Christian Leiber
Recensione
classica
Opéra Garnier
02 Dicembre 2009
La produzione di "Platée" ha già dieci anni. E resta vivissima. Era il 1999 quando Marc Minkowski e Laurent Pelly tornavano a lavorare insieme dopo un fortunatissimo "Orphée aux enfers" (Lione, 1997). Il successo fu strepitoso. E fortunatamente, lo spettacolo è tornato su scena. Marc Minkowski, nel frattempo, si è allontanato dai sentieri del barocco francese, addentrandosi sempre di più nel repertorio ottocentesco. Ma Rameau resta sotto la sua bacchetta insuperabile: lo chef francese conosce gli ingredienti e spinge i "suoi" Musiciens du Louvre alla virtuosità con tempi rapidi e sfoggiando una grande maestria. E disporre di un'orchestra malleabile è quanto mai indispensabile in Rameau. Certo, poi il resto lo fanno i cantanti. Paul Agnew consegna una Platée impeccabile sia vocalmente sia per la recitazione. Perfettamente a suo agio è pure François Lis: uno dei bassi francesi che sa muoversi tanto nel barocco quanto nel belcantismo italiano. Mireille Delunsch fa ancora sfoggio di un'agilità "all'italiana", perfettamente funzionale al personaggio de La Folie. Ovviamente, il balletto ha una parte di primo piano in un'opera francese. La coreografa milanese Laura Scozzi gioca, in sintonia con il regista, sulla sfasatura parodistica. Sorprendono i ballerini in tutu rosa che fanno le galline. Ma non si tratta di una distanza gratuita. Anzi, è pienamente autorizzata e quasi incoraggiata dal genere del "ballet bouffon". E il regista Laurent Pelly? E' il vero macchinista di uno spettacolo complesso. Pelly ha perfettamente capito lo spirito barocco che trasporta nel mondo contemporaneo. Sa che Rameau gioca con i codici con "Platée". L'Olimpo è svuotato di ogni sacralità e dunque privo di rispettabilità. La desacralizzazione è spinta all'eccesso. Ma sempre con intelligenza.

Interpreti: Xavier Mas (Thespis), Marc Labonnette (Un Satyre), Aimery Lefrèvre (Momus), Mireille Delunsch (Thalie, La Folie), Judith Gauthier (L'Amour, Clarine), Paul Agnew (Platée), Alain Vernhes (Cithéron), François Lis (Jupiter), Yann Beuron (Mercure), Doris Lamprecht (Junon)

Regia: Laurent Pelly

Coreografo: Laura scozzi

Orchestra: Les Musiciens du Louvre

Direttore: Marc Minkowski

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.