Un inno di gioia per il nuovo anno
Successo per la Nona di Beethoven diretta da Roberto Abbado alla guida della Filarmonica Toscanini per il doppio concerto di S. Silvestro e Capodanno
Dopo l’edizione dello scorso anno, l’appuntamento con la Nona di Beethoven proposto dalla Fondazione Arturo Toscanini ha raddoppiato l’offerta con un concerto presentato nella serata di S. Silvestro (ed è a questa esecuzione che si riferiscono le presenti note) e replicato nella mattinata di Capodanno. Una sorta di ideale passaggio del testimone tra l’anno appena concluso e quello che sta iniziando suggellato dalle note dell’estrema opera sinfonica beethoveniana e che ha fatto registrare il tutto esaurito per entrambe le date.
Tra i tanti (e forse ormai ridondanti) concerti in omaggio dell’anno che verrà o di quello che ha mosso i primi passi – con programmi declinati in variegate miscellanee compilate tra giri di valzer e stralci operistici – il partecipato entusiasmo che ha accolto questo doppio appuntamento pare premiare la proposta di questa ormai simbolica Sinfonia n. 9 in re minore op. 125 “Corale”, un’unica pagina monumentale nella sua articolata coerenza e intrisa di quella tensione alla fratellanza tra le genti che confluisce nel celebre e celebrato “Inno alla gioia” di Schiller.
Protagonista in questa occasione alla guida della Filarmonica Arturo Toscanini e del Coro del Teatro Regio di Parma – preparato con il consueto e dovizioso impegno da Martino Faggiani – abbiamo trovato Roberto Abbado, la cui lettura ha saputo offrire una prospettiva interpretativa illuminata da un’animata e coinvolgente vivacità, raccolta e dispiegata nel passo fluido ed elegantemente misurato al tempo stesso impresso al dispiegarsi del discorso musicale nel suo complesso.
Caratteri che abbiamo potuto apprezzare, per esempio, fin dall’iniziale controllo – morbido e rigoroso assieme – con il quale il gesto del direttore ha plasmato la gemmazione del tema primigenio, quell’essenziale pulsazione intervallare discendente che racchiude idealmente tutto il materiale che si dipanerà nei quattro movimenti nei quali si articola questo capolavoro del maestro di Bonn. Oppure nel gusto efficacemente stringato con il quale è stata disegnata l’oasi centrale al frenetico e “Molto vivace” secondo movimento, vale a dire quel Trio in re maggiore la cui vena cantabile è stata qui resa con asciutta pregnanza, senza concedere nulla a semplici sentimentalismi. O ancora nel controllo timbrico gestito con attento equilibrio tra classi strumentali e massa corale – e al netto della rispondenza acustica sempre problematica restituita dalla sala dell’Auditorium Paganini – ben rappresentato, tra i differenti momenti, dal pianissimo ben plasmato dagli archi bassi nella prima presentazione compiuta del celeberrimo tema del quarto movimento.
Una lettura, quella di Roberto Abbado, la cui cifra efficacemente personale è stata assecondata con bell’impegno da una Filarmonica Toscanini compatta e reattiva, ben completata dal denso impasto vocale espresso dal coro e dagli adeguati interventi solistici che hanno visto impegnati con sicura individualità Veronica Marini (soprano), Olivia Vote (mezzosoprano), Santiago Sánchez (tenore) e Luca Tittoto (basso).
Alla fine i lunghi e calorosi applausi del folto pubblico hanno suggellato questo concerto che ha voluto salutare il passaggio tra vecchio e nuovo anno con l’invito alla speranza e alla fratellanza custodito nell’immortale pagina beethoveniana.
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