Un "Egisto" alla francesca
L'opera di Cavalli va in scena per la prima volta in Francia grazie a Lazar e Dumestre
Recensione
classica
Ci saranno voluti 368 anni, giorno più giorno meno, perché l'"Egisto" di Cavalli sbarcasse finalmente a Parigi. L'attesa è stata certo lunga e sorprendente, perché, come è noto, il maestro veneziano venne alla corte di Luigi XIV (anzi a quella di Mazzarino), ma di fatto con scarissimi esiti (e l'"Egisto" eseguito nel 1646 in Francia fu quello di Marazzoli e Mazzocchi). L'allestimento dell'Opéra-Comique ripara il torto plurisecolare.
E tutto lasciava ben sperare. Perché l'opera seicentesca è stata affidata ad una coppia vincente del teatro barocco: Benjamin Lazar e Vincent Dumestre, reduci da clamorosi successi. Due artisti che non deludono mai, grazie ad un lavoro accuratissimo. Eppure questa volta qualcosa ha fatto cilecca.
Lazar attira l'"Egisto" nel girone dell'opera francese, dove tutto è "unité de ton" e dove tutti si muovono in un registro alto. Invece, l'opera coeva veneziana vive di contrasti, di eccessi, di chiaroscuri. Non a caso, la pazzia di Egisto funziona perché finalmente il regista libera la scena e gli attori dalle convenienze. il resto non riesce purtroppo ad evitare una certa monotonia. A dispetto di tanta raffinatezza, di una direzione attoriale accurata e di scene curatissime che colmano gli occhi.
L'opera veneziana è musicalmente pure impervia. Esige bravi cantanti. Purtroppo, il cast di questa produzione riuniva voci piccole e gracchianti, specie quelle femminili. La prestazione, tanto come attore quanto come cantante, di Marc Mouillon è stata pienamente convincente.
Sempre bravo Dumestre che, opportunamente, aveva ridotto l'orchestra ai soli archi (a parte due flauti aggiunti per dare un tocco pastorale). Stilisticamente, è lui sempre in armonia con la partitura cavalliana di cui rende pienamente la dinamica e i colori, mancati sulla scena.
Interpreti: Marc Mauillon
Regia: Benjamin Lazar
Orchestra: Le Poème Harmonique
Direttore: Vincent Dumestre
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