Un “Don Carlo” plasmato sulle voci
A Reggio Emilia la produzione del circuito emiliano-romagnolo ha inaugurato la stagione d’opera 2023-2024
La stagione operistica 2023-2024 del Teatro Valli di Reggio Emilia è stata inaugurata dalla coproduzione di Don Carlo che ha accomunato Teatro Comunale di Modena, Teatro Municipale di Piacenza, I Teatri di Reggio Emilia e il Teatro Galli di Rimini.
Una messa in scena basata sulla versione dell’opera proposta in quattro atti per la Scala di Milano nel 1884, che ha trovato in questa occasione la cifra più distintiva nella compagine vocale protagonista sul palcoscenico. Un carattere, questo, incarnato in maniera verrebbe da dire emblematica dal Filippo II re di Spagna di Michele Pertusi, protagonista in questa occasione di una solida e intensa interpretazione, significativo viatico verso la recente chiamata della sala meneghina del Piermarini a vestire gli stessi panni in occasione della “prima” del 7 dicembre.
Detto questo, Pertusi in questa occasione ha saputo indubbiamente restituire il complesso profilo di un personaggio che attraversa tutti e quattro gli atti di questa densa opera – libretto di Achille De Lauzières e Angelo Zanardini tratto dall’omonima tragedia di Friedrich Schiller – trasportato da una sorta di altalena emotiva che lo trascina dalle ragioni di stato e del potere alle ragioni di un impulso personale e, se volgiamo, sentimentale, che non è in grado di riconoscere, quindi di comprendere e quindi di governare.
Un profilo restituito dallo stesso Pertusi con evidente mestiere nutrito da un altrettanto evidente talento, che ha raggiunto il suo apice di consenso da parte del pubblico che riempiva la sala del Valli in occasione di quell’oasi riflessiva e intimistica rappresentata da "Ella giammai m’amò", disegnata con quel tratto consapevolmente disilluso che rappresenta l’essenza – densa e pregnante assieme – del lato più intimo del personaggio.
Solidamente allineati sul piano vocale abitavano il palcoscenico la generosità timbrica di Piero Pretti nel ruolo del titolo, la solida presenza di Anna Pirozzi nei panni di Elisabetta di Valois, il Rodrigo efficace e incisivo – ma forse un poco provato nell’ultima parte dell’opera – di Ernesto Petti, l’adeguato Ramaz Chikviladze nei panni del Grande Inquisitore, mentre completavano il cast Andrea Pellegrini (un frate), Michela Antenucci (Tebaldo, paggio di Elisabetta e Una voce dal cielo), la solida e intensa Teresa Romano (La principessa Eboli) e Andrea Galli (Il Conte di Lerma e L’araldo reale).
La regia di Joseph Franconi Lee – con le scene e i costumi disegnati da Alessandro Ciammarughi ispiratosi allo storico spettacolo realizzato al Teatro dell'Opera di Roma di Luchino Visconti – ha calato l’azione drammaturgica in una sorta di ideale teca scenica sostanzialmente statica (e un poco pesante nei cambi di scena) caratterizzata dall’estetica nel complesso piacevole – seppure a tratti ridondante e manierata – degli sfondi dipinti, ingessando in qualche modo anche la presenza dei personaggi sul palcoscenico.
Sul podio di un’Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini non sempre adeguatamente coesa e di un discreto Coro Lirico di Modena, il maestro Jordi Bernàcer ha restituito una lettura non più che funzionale di una partitura che racchiude tra le sue pagine finezze timbrico-melodiche che in occasione della prima di venerdì 17 non abbiamo colto.
A fine serata il folto pubblico ha comunque salutato tutti gli artisti impegnati con calorosi e generosi applausi, con un particolare trasporto tributato a Pertusi, Pirozzi e Pretti.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento
Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.