Rapidità, memoria e percezione

Due pianoforti per uno studio sulla velocità al Festival Ultraschall di Berlino

Recensione
classica
Ultraschall. Das Festival für neue Musik (Berlino)
28 Gennaio 2011
“Schnellschnell” – Veloce-veloce – è il titolo di uno dei concerti del Festival berlinese Ultraschall dedicato alla musica del presente: il tema è ovviamente quello della manipolazione della velocità in musica e dei suoi effetti sulla percezione. Fulcro dell’evento sono stati i fondatori del Gruppo SKART, Michael Beil e Stephan Winkler, e l’idea di fronteggiare la condizione spesso marginale della musica contemporanea rinnovando le modalità stesse dei concerti. E infatti in "Doppel" di Michael Beil irrompe con forza la multimedialità; grazie ad una stratificazione sonora e visiva, il compositore gioca con la percezione e con la memoria. Gesti sonori facilmente riconoscibili e piccole azioni dei pianisti si combinano gradualmente fino a far emergere un riuscito intreccio dove i ricordi si confondono con la realtà stessa del presente. Questo lavoro di scomposizione e ricomposizione della realtà continua in Bewegte Beobachtung II. In quest’opera Finnendahl lavora su come il semplice possa diventare complesso (e viceversa) attraverso riuscite trasformazioni acustiche e tematiche senza soluzione di continuità. Winkler invece, con "Anästhesie I", vuole riprodurre l’effetto di un gigantesco ritardando, ma il risultato non riesce: all’ascolto, più che la percezione di un tempo musicale in continua dilatazione, prevale la statica distinzione di singole sezioni, talune anche affascinanti. Dispiace non aver sentito "Sui moti apparenti" di Tiziano Manca, composto su richiesta di Deutschlandradio Kultur, avrebbe potuto dare un respiro più alto ad un concerto molto interessante, ma talvolta al limite del didascalico; ma, come spesso capita ai lavori su commissione, i tempi di scrittura e di prova non sono bastati. Bravi, precisi e duttili i due pianisti dell’Ensemble MusikFabrik.

Interpreti: pf Benjamin Kobler, Ullrich Löffler regia del suono, Daniel Plewe

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