Portogruaro al via

Alessandro Taverna porta l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai con Gianna Fratta

Il concerto inaugurale del Festival di Portogruaro (Foto  Andrea Chiarot - Flare Video)
Il concerto inaugurale del Festival di Portogruaro (Foto Andrea Chiarot - Flare Video)
Recensione
classica
Teatro Comunale Luigi Russolo di Portogruaro
Taverna, Fratta e l'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
29 Agosto 2025

La 43esima edizione del Festival Internazionale di Musica di Portogruaro ha come titolo “Modulazioni”. Il termine, che in musica significa i passaggi da una tonalità a un’altra, è metaforicamente usato per indicare un programma che si propone di connettere diverse aree della musica: il repertorio classico, il jazz, la musica elettronica, l’opera.

Per muoversi in questo reticolo, Alessandro Taverna, nella duplice veste di pianista e direttore artistico, ha inaugurato il Festival, il 29 agosto, partendo dal cuore del repertorio classico-romantico, con una serata che accostava il primo Concerto per pianoforte e orchestra di Brahms alla Sinfonia n. 3 “Scozzese” di Mendelssohn, con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di Torino diretta da Gianna Fratta.

Il risultato è stato molto apprezzato. Con Brahms, se i fili del contrappunto sono dipanati con chiarezza e precisione, il più è fatto. Pianista e direttrice hanno adottato tempi e dinamiche efficaci a che l’impalcatura musicale fosse sempre profilata con nettezza: il resto veniva da sé. In più, Taverna ha saputo valorizzare con piccoli indugi quei momenti in cui Brahms (il severo, il progressivo) sembra per un attimo perdersi, divagare, i momenti “quasi una fantasia”, debitori a Schumann, e che in certe curvature cromatiche fanno già pensare a Debussy, prima che tutti i fili si riannodino.

Fratta ha diretto Mendelssohn con altrettanto rigore formale: anche nel supremo Felix il rigore non produce rigidezza, anzi, è la condizione necessaria per svelare le linee del contrappunto mentre i temi si diffondono tra le parti, vista la sua prodigiosa (e mai troppo a sufficienza ricordata) capacità di orchestratore. Tutto andava sempre avanti, le linee non si spezzavano mai, le melodie si rifrangevano come su un prisma. L’Orchestra ha suonato con meravigliosa lucentezza, e la sezione di ottoni con una pienezza di suono che poche volte abbiamo sentito così ricca. Ma, ripetiamo, mai fine a sé stessa, sempre in dialogo con il resto: in Mendelssohn ogni piccolo frammento tematico, anche il più semplice, è indispensabile all’edificazione di una specie di palazzo stregato, che ti attira dentro, ti intrappola, prima di commuoverti.

Il concerto era sold-out, il teatro Luigi Russolo pieno, il pubblico molto caloroso. Insomma, il Festival è iniziato sotto i migliori auspici.

                                                                                                                       

 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche