Massimo Mila - ricordando come Verdi si impose al librettista Solera circa l'inserimento nel terzo atto del Nabucco del tema della profezia - ha sottolineato come, per oscura intuizione d'artista, il compositore "già sentiva che dopo "Va' pensiero, sull'ali dorate" i milanesi d'allora avrebbero apprezzato, molto di più la solenne allocuzione d'un profeta, inteso alla maniera del "Mosé" di Rossini come un pastore di popoli [...] che uno slavato duettino d'amore". Una considerazione che pare aver trovato (ma non sappiamo quanto intenzionalmente) un'ideale corrispondenza d'intenti nel Nabucco proposto dalla Fondazione Arturo Toscanini per la stagione estiva del Teatro all'aperto di Villa Pallavicino a Busseto. Una delle opere verdiane più "corali" per antonomasia, ha rivelato in questo nuovo allestimento una chiave di lettura che poneva al centro del dramma proprio l'idea di due popoli contrapposti (e nettamente distinti anche nei costumi curati da Alessandra Gramaglia), divenuti protagonisti assieme ai due rispettivi rappresentanti: Zaccaria per il popolo ebraico e, naturalmente, Nabucco quale duce dei babilonesi. Una direzione interpretativa che la regia, curata da Stefano Monti, ha realizzato attraverso una misurata gestione dello spazio teatrale, tutto raccolto nelle scene di Rinaldo Rinaldi, concretate in una astratta semisfera i cui quattro spicchi, aprendosi e richiudendosi, evocavano "luoghi senza luogo" e senza tempo. Un'impostazione che, se da un lato attribuiva al tutto un'omogeneità di fondo - ravvivata comunque dal funzionale uso delle luci di Nevio Cavina - dall'altro stagliava, in quadri visivi di tradizionale efficacia, oasi corali fascinose. Da qui la centralità della direzione di Romano Gandolfi alla guida dell'Orchestra e Coro della Fondazione Arturo Toscanini. Inutile sottolineare come questo direttore si trovi a proprio agio con la massa vocale. La sua lettura ha dunque contribuito in maniera determinante al carattere di fondo di questa rappresentazione, indirizzandola musicalmente verso una plasticità compatta ed espressiva. Culmine, tanto atteso quanto scontato, di questo percorso, il "Va' pensiero" è stato bissato per intero, per la appagata felicità del pubblico che gremiva la platea di Villa Pallavicino. L'applaudita compagnia vocale contemplava Juan Pons nel ruolo del titolo, che ha tratteggiato il suo personaggio con salda consapevolezza interpretativa, attraverso una voce sempre incisiva, nonostante qualche screziatura nel timbro. Susan Neves ha proposto un'Abigaille in linea con il personaggio e vocalmente sempre meglio definita, mentre lo Zaccaria di Riccardo Zanellato ha efficacemente reso il ruolo di "pastore dei popoli". Un poco in ombra l'Ismaele di Luigi Frattola, e vocalmente efficace la Fenena di Annamaria Chiuri. Ben equilibrata la resa acustica all'aperto, i cui riverberi non hanno di certo infastidito il folto pubblico, che ha attribuito un caloroso successo a tutti gli artisti impegnati.
Interpreti: Pons, Neves, Zanellato, Frattola, Chiuri, Lana, Pisani, Masiero
Regia: Stefano Monti
Scene: Rinaldo Rinaldi
Costumi: Alessandra Gramaglia
Orchestra: Orchestra Fondazione Arturo Toscanini
Direttore: Romano Gandolfi
Coro: Coro Fondazione Arturo Toscanini
Maestro Coro: Marco Faelli