L'inevitabile vanità dell'essere

L'Hilliard Ensemble protagonista della nuova creazione di Heiner Goebbels.

foto Wonge Bergmann
foto Wonge Bergmann
Recensione
classica
Schauspielhaus Francoforte
Heiner Goebbels
28 Agosto 2008
L'ultima creazione di Heiner Goebbels è un piccolo gioiello di saggezza e di misura. Azzeccato il titolo, preso in prestito da Blanchot: «I went to the house but did not enter», ossia parliamo pure dell'esistenza ma fermiamoci prima di farcene coinvolgere. Come Blanchot, anche Goebbels (malgrado l'«I» del titolo) si annulla nella sua nuova creazione. Per farlo, non parla con la sua voce ma attraverso le parole dei tre autori che sceglie per il suo "concerto scenico in tre quadri". L'Eliot di «The Love Song of J Alfred Prufrock», il Blanchot de «La folie du jour» e il Beckett estremo di «Worstward Ho». "Let us go then, you and I" incita all'inane viaggio che inizia e finisce al chiuso di una stanza, smontata e rimontata con una meticolosa e rituale simmetria. Un edificio a due piani, tre finestre e una porta garage che incorniciano come in quadro di Hopper la quotidianità di gesti e il flusso di parole e pensieri polifonicamente mostrati senza ombre nella loro disarmante (e normale) banalità. Un piccolo interludio del Kafka de «La gita in montagna» ci porta "in bicicletta" nell'ultima scena: diapositive scorrono sulla parete di una camera d'albergo, momenti di intimità nell'impersonalità di un luogo di tutti, parole (su una sola nota) di una lingua che esprime il nulla. C'è molta saggezza orientale nella leggerezza profonda del racconto (così come c'è molto zen nella maniacale precisione del meccanismo scenico disegnato di Grünberg). E c'è la musica, che nasce dai testi, per quartetto a cappella, lineare e ascetica come un canto gregoriano. Le voci e i corpi sono quelli dello stupendo Hilliard Ensemble: quattro compassati signori di mezz'età capaci di mostrarci l'assurdo banale del nostro quotidiano con l'impassibile indifferenza degli omini di un quadro di Magritte.

Note: Dopo le tappe di Edimbugo e Francoforte, la tournée prosegue a Strasburgo e Madrid (in ottobre), Lille e Berlino (in novembre), Bolzano e Aix-en-Provence (in dicembre), Losanna (in marzo), Lussemburgo (in aprile) e Caen (in giugno).

Interpreti: The Hilliard Ensemble: David James (controtenore), Rogers Covey-Crump (tenore), Steven Harrold (tenore), Gordon Jones (baritono)

Regia: Heiner Goebbels (regia suono: Willi Bopp)

Scene: Klaus Grünberg

Costumi: Florence von Gerkan

Luci: Klaus Grünberg

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