Le tre dimensioni del dolore
A Lione il film-opera in 3D di Van der Aa
Recensione
classica
Nella sala del Téâtre National Populaire di Villeurbanne, comune adiacente a Lione, è andata in scena la nuova opera dell'olandese Michel Van der Aa (allievo di Louis Andrissen), coprodotta dalla English National Opera, il Toronto Festival of Arts e naturalmente l'Opéra de Lyon: "Le jardin engluti", definita dal compositore-regista "film-opera". Ma la mutimedialità con i filmati che si mescolano all'azione scenica non è la sola sorpresa, perché più della metà sono proiettati in 3D, una novità nella storia dello spettacolo lirico. L'effetto, sorprendente in sé, permette ai tre cantanti in scena di varcare il confine fra realtà, finzione e ricordo, e d'incontrare i personaggi filmati che vivono in un mondo "altro", cantano registrati oppure si limitano a dare i loro pareri sulla misteriosa sparizione di tali Simon e Amber, con una continua sovrapposizione di piani narrativi. La terza dimensione permette inoltre agli alberi del misterioso giardino di allungarsi fuori dalla scena, agli spruzzi di una pozza d'acqua di galleggiare sulle teste degli spettatori e anche d'illlustrare le metafore del libretto, come la spaventosa gigantografia di una zanzara morente spiaccicata su un muro.
La vicenda, ideata dal compositore insieme con David Michell, è parecchio farraginosa, anche se il nocciolo narra della ricca Zenna (il soprano Katherine Monley), che commissiona a Tony (il baritono Roderick Williams) un film sui due desaparicidos, ma alla fine si rivela una dea ex machina che fagocita anime in un mondo virtuale dove non si conoscono dolore né sensi di colpa (non a caso gli ospiti presenti nel film spiegano da quali brutte esperienze provengano). A distruggerlo ci penserà la dottoressa Marinus (il soprano Claron McFadden), in aperta ribellione alla vampira Zenna che di quelle anime ha bisogno per sopravvivere. Il libretto è un misto di grigiore quotidiano e di sentenziosità a effetto. Nasciamo legati a un contratto stipulato nove mesi prima da due che non abbiamo mai incontrato, canta la dottoressa Marinus: clausola prima il dolore (per farla finita c'è solo la pistola alla tempia), clausola seconda la speranza; ergo il modo meno doloroso di morire è vivere. In tutto questo accumulo d'immagini di sofisticata tecnologia, la musica risulta quasi un riempitivo, non c'è un solo passaggio in cui sia determinante. Con la ripetizione di moduli gradevoli e un po' di melassa canora.
Il ridotto organico orchestrale è diretto da Etienne Sibens, che ha il suo bel da fare per coordinare i cantanti in carne e ossa, quelli filmati, gli strumenti in buca e quelli registrati. Senza mai una sbavatura o un'entrata fuori tempo.
Regia: Michel Van der Aa
Direttore: Etienne Siebens
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