Le romantiche geometrie di Zimerman

Un grandissimo successo il ritorno in Italia di un pianista tutt'altro che facile.

Recensione
classica
Società del Quartetto Milano
Krystian Zimerman
19 Ottobre 2004
È una sala del Conservatorio di Milano gremita fino agli ultimi posti, quella che ha accolto il ritorno in Italia di Krystian Zimerman; con un gesto tipicamente suo, Zimerman entra e appena seduto attacca, quasi senza respirare, le prime note della Sonata K330 di Mozart. Non è per questo piccolo capolavoro che il pubblico è accorso ad ascoltarlo; l'interpretazione è interessante per quanto rivela della personale estetica del pianista, forse meno per quanto rimanda al compositore. L'insistenza sul pedale, il soffermarsi improvviso su una cadenza, il bearsi della bellezza di un canto: tutto è troppo distante da quanto il pianismo contemporaneo ci ha abituato a cercare in Mozart per rimanere davvero impresso nell'animo. Ma quando arrivano le "Valses nobles et sentimentales" di Ravel, le cose cambiano radicalmente. Zimerman, dietro le apparenze, è un pianista difficile: non rivela all'orecchio come tutto è perché non potrebbe essere altrimenti, alla maniera di tanti virtuosi di ieri e (meno) di oggi. Lui scava ogni accordo, ogni passaggio come se volesse ferirci di stupore; se arriva una modulazione improvvisa lui la mette sotto una luce accecante, quasi a mostrare l'imprevedibilità, la "mostruosità" del genio: la seconda Valse sembra fatta per lui, così vellutata alla vista e piena di sorprese al tatto. Ma l'apoteosi comincia con la Quarta Ballata di Chopin: tutti lo attendevano lì, esattamente dove l'avevano lasciato nel lettore di cd; e naturalmente non ha deluso. La tecnica è magistrale, il senso dei piani sonori anche, il canto davvero cristallino. Poi arrivano le Mazurche op. 24, e la lezione diventa sul senso del tempo, con quell'impalpabile rubato che rende il suo Chopin così geometrico e assieme così perdutamente romantico. Infine la Seconda sonata, con le ottave impeccabili che rivelano polsi d'acciaio, e una marcia funebre lenta e nervosa, piena di un furore trattenuto, che solo dopo lo straziante tema cantabile si addolcisce in un meno sordo dolore, per inabissarsi all'improvviso in un pianissimo che durerà gran parte dell'ultimo, velocissimo movimento. Un'autentica ovazione ha risposto a questa curiosa coda di un'interpretazione grandiosa e, come sempre vorremmo che fosse, davvero sorprendente.

Interpreti: pianoforte Krystian Zimerman

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Saltata la prima per tensioni sindacali, il Teatro La Fenice inaugura la stagione con un grande Myung-Whun Chung sul podio per l’opera verdiana

classica

Torino: inaugurazione di stagione con Le nozze di Figaro

classica

A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista