"Le nozze di Figaro" da manicomio

Vienna: una "follia” la regia di Felix Breisach

Recensione
classica
Theater an der Wien Vienna
Wolfgang Amadeus Mozart
11 Aprile 2015
Perfino un gioiello di orologeria drammaturgica come "Le nozze", può essere smontato. Ma ovviamente per aiutarci a capirne meglio il funzionamento. Invece, il regista Felix Breisach fa tutto a pezzi e basta. Ha innanzi tutto deciso di fare del castello di Almaviva un ospedale psichiatrico (e fino a qui, è puro accademismo, versione regietheater). Il conte, nei panni dello psichiatra, pratica la musicoterapia: i matti li cura con le opere, ieri con “Parsifal” e oggi con “Le nozze”, messe in scena dallo staff medico per il bene dei malati. Eccoci allora all’altra idea geniale: il metateatro. Per confondere ancora le acque, Breisach mette tutti i personaggi in scena: quando ce li aspettiamo non ci sono (Cherubino nel terzetto del I atto) e invece sono sempre lì quando non dovrebbero. Si agitano, sbuffano, salgono e scendono le scale, spostano oggetti. È un vero caos: non quello calcolato e voluto da Beaumarchais, ma quello involontario del regista. Dopo Mozart, le prime vittime sono gli artisti. I cantanti spendono tanta energia inutilmente. Trionfa, comunque, il bravissimo Stéphane Degout: la sua non è solo un’interpretazione del conte, ma una lezione di musica (un legato e un timbro raffinati, che non conoscono mai lo sforzo). Bravo pure il Figaro di Alex Esposito che, come Degout, unisce eccellenza vocale a credibilità attoriale. Il cast femminile regge bene l’urto: alla fine, la vocalità di Annett Fritsch e quella di Emöke Barath convergono. Fa quello che può Marc Minkowski dalla fossa. Infonde fuoco e passione ai suoi raffinati Musiciens du Louvre, tentando di bilanciare (e dunque ancora di più esasperandolo) il disastro su scena. Uno spettacolo che aveva tutto per volare alto. Se un regista, che l’opera l’aveva solo filmata, non avesse deciso di tarpargli le ali.

Note: Bravissimo il fortepianista Luca Oberti alle prese con il basso continuo.

Interpreti: Stéphane Degout (Conte di Almaviva), Anett Fritsch (Contessa di Almaviva), Emöke Barath (Susanna), Alex Esposito (Figaro) Ingeborg Gillebo (Cherubino), Peter Kalman (Bartolo), Sunnyboy Dladla (Don Curzio e Basilio), Gan-ya Ben-gur Akselrod (Barbarina), Zoltan Nagy (Antonio).

Regia: Felix Breisach

Scene: Jens Killan

Costumi: Doris Maria Algner

Orchestra: Les Musiciens du Louvre - Grenoble

Direttore: Marc Minkowski

Coro: Arnold Schönberg Chor

Luci: Alessandro Carletti

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