La "Nona" di Glass
Festa a New York per il compositore: Poisson Rouge e Carnegie per i 75 anni
Recensione
classica
Festeggiare i settantacinque anni è già un traguardo. Se poi quel giorno c’è la prima americana della "Nona Sinfonia" che hai appena scritto, è decisamente una notizia. Ma nella festa per Philip Glass a New York c’è stato molto di più. Martedì 31 gennaio alla Carnegie Hall la sua "Symphony No.9" è stata eseguita dalla American Composer Orchestra diretta da Dennis Russell Davies. Come racconta il critico Allan Kozinn sul "New York Times", la vera sorpresa è stata fatta ai fan di Glass: nella stessa mattina di martedì la nuova Sinfonia era già in rete, incisa dalla Bruckner Orchester Linz (che l’ha eseguita in prima mondiale in Austria, sempre sotto la direzione di Davies). Non un bootleg, come spesso capita in questi casi, ma 47 minuti di musica di ottima qualità (e prodotta soltanto per la distribuzione digitale) disponibili in esclusiva su iTunes.
«I fan di Glass – scrive Kozinn – l’hanno preso al volo» tanto che «a mezzanotte era al primo posto nella classifica relativa alla musica classica e al diciassettesimo (davanti ai Coldplay) in quella pop». Anche il critico del quotidiano newyorchese si è abbandonato alla tentazione di sentire più volte la registrazione prima di andare al concerto e ha potuto mettere in luce le differenze fra l’esecuzione americana e quella austriaca: i bassi resi più vividi dagli ottoni della Carnegie Hall, per esempio, mentre il complicato finale – che si presta a qualche svista – è stato messo a punto nella versione digitale.
La festa era stata preceduta da un concerto in onore di Philip Glass al Poisson Rouge, un club molto conosciuto a New York, dove tanti artisti – la band dei Raybeats, il violinista Ashley McIsaac e il Kronos Quartet, tra gli altri – hanno suonato le sue composizioni davanti a lui. Ma non di sola musica si vive, e così l’applauso finale è stato per uno spettacolare dolce di compleanno, ornato con alcuni dei suoi spartiti impressi sulla pasta e puntellati da matite commestibili.
«I fan di Glass – scrive Kozinn – l’hanno preso al volo» tanto che «a mezzanotte era al primo posto nella classifica relativa alla musica classica e al diciassettesimo (davanti ai Coldplay) in quella pop». Anche il critico del quotidiano newyorchese si è abbandonato alla tentazione di sentire più volte la registrazione prima di andare al concerto e ha potuto mettere in luce le differenze fra l’esecuzione americana e quella austriaca: i bassi resi più vividi dagli ottoni della Carnegie Hall, per esempio, mentre il complicato finale – che si presta a qualche svista – è stato messo a punto nella versione digitale.
La festa era stata preceduta da un concerto in onore di Philip Glass al Poisson Rouge, un club molto conosciuto a New York, dove tanti artisti – la band dei Raybeats, il violinista Ashley McIsaac e il Kronos Quartet, tra gli altri – hanno suonato le sue composizioni davanti a lui. Ma non di sola musica si vive, e così l’applauso finale è stato per uno spettacolare dolce di compleanno, ornato con alcuni dei suoi spartiti impressi sulla pasta e puntellati da matite commestibili.
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