Il successo del Festival di Pasqua ad Aix-en-Provence

Tra i protagonisti quest’anno della musica vocale: I Gemelli, Lea Desandre e Chiara Muti

Chiara Muti (Foto @festivaldepaque)
Chiara Muti (Foto @festivaldepaque)
Recensione
classica
Aix-en-Provence
Il Festival di Pasqua di Aix-en-Provence
11 Aprile 2025 - 27 Aprile 2025

Un Festival che non ha mai voluto specializzarsi in un genere, un’epoca, una tradizione musicale o in uno strumento, ma abbracciarli tutti, in un’ottica di dialogo e confronto aperto, che mira all’eccellenza in ogni tradizione musicale e che parla di musica come nutrimento dell’anima e fonte di gioia e rinnovamento, in uno spirito di universalità ed elevazione che fa esplicito riferimento ai valori de del Rinascimento italiano. Non a caso si svolge nelle due settimane a cavallo di Pasqua, una settimana prima e una dopo, e sin dall’inizio coltivare la spiritualità è stato uno dei suoi tre obiettivi dichiarati, come spiega Dominique Bluzet, il fondatore del Festival insieme a Renaud Capuçon. Gli altri due obiettivi erano allungare la stagione turistica di Aix-en-Provence e fare di Aix la Salisburgo di Francia, obiettivi centrati, secondo i suoi organizzatori, oramai alla dodicesima edizione, ma si vuole fare ancora di più per l’elevazione spirituale e la condivisione della musica, ammettono, ed una nuova sfida si è aggiunta, quella della stabilità nel tempo del Festival che vive, sin dall’inizio, solo di fondi privati, senza alcun contributo pubblico. I bambini sono al centro del Festival perché saranno il pubblico di domani. Complici le vacanze scolastiche, possono partecipare ai tanti atelier a loro dedicati, quest’anno che all’onore del Festival c’è il violoncello, ad esempio, in laboratori ludici i più piccoli imparano le caratteristiche dello strumento e a riconoscerlo tin un’orchestra. Per gli alunni dei Conservatori è stata creata la Petite Académie de Paques, per permettere agli studenti di confrontarsi con gli ospiti illustri, e dal 2013 è stata creata Generation @Aix per aiutare i giovani nei loro primi passi professionali. E crescono di anno in anno anche gli appuntamenti di Musique en partage che porta la musica verso chi non può andare in teatro, quindi in strada oppure, ad esempio, negli ospedali e nelle case di riposo. Nella vasta programmazione, come presentata in un precedente nostro articolo, abbiamo scelto di assistere ad alcuni spettacoli di teatro vocale molto diversi tra loro: I Vespri della Vergine di Monteverdi eseguito dall’ensemble I Gemelli; un recital di oratori di Haendel con il mezzosoprano Lea Desandre accompagnata dall’ensemble Jupiter; la ripresa dello spettacolo per pianoforte e voce recitante L’enfant oublié di Chiara Muti e David Fray. 

Il Vespri della Vergine di Claudio Monteverdi - ensemble I Gemelli

Il tenore Emiliano Gonzales Toro, fondatore dell’ensemble I Gemelli insieme a Mathilde Etienne, frequenta i Vespri della Vergine di Monteverdi da trent’anni, avendoli iniziati a cantare adolescente, quando era ancora  una voce bianca. Chiedendosi quanto della prassi esecutiva rispondeva realmente alle indicazioni del compositore e quanto alle diverse interpretazioni succedute nel tempo, è nata una sua versione registrata recentemente in un CD e proposta dal vivo al Grand Théatre de Provence di Aix. Quest’ultimo, rispetto al disco, ha un’acustica che non valorizza al meglio le singole parti sia vocali che strumentali, malgrado i continui spostamenti nella configurazione dei solisti proprio per cercare di risolvere la problematica, la sala non riuscendo a rendere certe brillantezze di ritmo e colori come sono nel disco. A dirigere era lo stesso Gonzales Toro, al centro dell’ensemble e viso al pubblico, il ritmo impresso con le braccia ma sopratutto ondeggiando il corpo come in una danza. Come hanno ben spiegato Gonzales Toro e Mathilde Etienne in un interessante incontro con il pubblico prima del concerto, Monteverdi scrive i Vespri come proposta per il Papa, dando alcune indicazioni imprescindibili ma lasciando molte variabili aperte agli organici disponibili e a quell’improvvisazione che nella Roma del tempo era molto in voga, al contrario dell’Orfeo che invece Monteverdi scrive in modo dettagliatissimo perché il resoconto di uno spettacolo effettuato su precisa “ricetta” alla corte di Mantova. L’opera Orfeo, scritta poco prima, come si sa, è molto presente nei Vespri sin dalle prime battute, più o meno chiaramente, e la lettura de I Gemelli ben evidenzia tali apporti, come anche la dimensione della danza vista in un ottica spirituale dato che è l’amore di Dio, come già aveva ben espresso anche Dante, la fonte primaria di ogni movimento, cercando di rendere al massimo quella varietà e inventiva che all’epoca era considerata la suprema bellezza e di cui i Vespri della Vergine di Monteverdi ne sono uno dei massimi esempi.

Lea Desandre, Thomas Dunford e l’ensemble Jupiter

Il Grand Théatre de Provence la sera prima si è invece rivelato più adatto per gli oratori ed i pezzi strumentali di Haendel interpretati dal giovane mezzosoprano Lea Desandre accompagnata da Thomas Dunford al liuto e a dirigere l’ensemble Jupiter. Dopo avere esplorato l’amore nei lavori di Handel, ricerca che ha portato nel 2022 alla pubblicazione del cd Eternal Heavan, Desandre e Dunford si sono negli ultimi anni interessati in particolare agli oratori, a cominciare dai primi scritti in italiano durante il soggiorno dei Haendel in Italia, per poi passare a quelli in inglese, e nel corso della serata è stata proposta proprio la bellissima aria Guardian Angels, accompagnata dall’oboe, dal suo ultimo oratorio The Triumph of Time and Truth che altro non è che la versione in inglese del primo oratorio di Handel in italiano, Il trionfo del Tempo e del Disinganno. Proposti poi brani da oratori a soggetto religioso quali Salomon e Joseph and his Brethren ma anche a tema mitologico quale Semele, in realtà quasi un’opera, e dall’oratorio agiografico Theodora, l’unico di Haendel del genere. Se negli oratori religiosi, il più spirituale e dolce canto spianato è prevalente, il programma ha messo pure ben in evidenza le doti di agilità dei Lea Desandre proponendo anche qualche aria di vendetta, da Semele ad esempio, e anche del meno conosciuto Occasional oratorio. Vocalizzi strepitosi che hanno entusiasmato il pubblico che li ha richiesti a gran voce di nuovo nel bis. Una serata gioiosa allietata anche da arie strumentali dall’opera-balletto Terpsichore che si ascoltano raramente e dalla deliziosa ritmata vivacità. E non poteva mancare la celebre Sarabande della Suite n. 4 di Handel, una pagina che è diventata famosissima dopo che è stata utilizzata nel film Barry Lyndon di Stanley Kubrick. Un programma ben pensato, con un tocco finale di contemporaneità per riallacciare passato e presente e far sentire la freschezza, ricchezza e bellezza senza tempo della scrittura di Haendel. 

L’enfant oublié  - Chiara Muti e David Fray

Un lavoro per esprimere tutto il dolore di un genitore nel perdere prematuramente un figlio, che qui è quello della regina Maria Antonietta per il suo primogenito maschio Louis-Joseph affetto da tubercolosi ossea e morto mentre stava esplodendo la rivoluzione francese, ma è un dolore universale, è anche quello della Vergine Maria che vede morire crocifisso suo figlio. Una storia quella del piccolo Louis-Joseph poco conosciuta e che Chiara Muti, regista e interprete dello spettacolo, ripercorre tappa dopo tappa con accuratezza storica ma senza pedanteria, cercando invece ad esprimere gli stati d’animo più intimi, dall’arrivo della madre quattordicenne a Versailles e alle difficoltà di concepire un figlio, sino alla morte della regina sulla ghigliottina affrontata con serenità perché, immaginano gli autori, la donna sente il suo piccolo angioletto accanto a lei ed è contenta che lo sta per raggiungere, come sente Suor Angelica di Puccini. Lo spettacolo della durata di un’ora e mezza che volano come un soffio, è stato creato l’anno scorso al Festival l'Offrande Musicale creato e diretto da  David Fray con obiettivi umanisti e di solidarietà molto simili a quelli del Festival di Pasqua ad Aix-en-Provence. Al centro del palcoscenico del piccolo Théatre du Jeu de Paume, David Fray suona al pianoforte una selezione assai appropriata di brani, quasi tutti barocchi: c’è tanto Bach, ma anche Lully, Vivaldi e Rameau, nonché chicche di autori meno noti quali Francois Couperin e Pancrace Royer, ed anche un’anticipazione romantica, L’enfant s’endort di Robert Schumann. Uno spettacolo raffinato e dal fortissimo impatto emotivo, sono state trovate le musiche e le parole giuste, testi scritti in collaborazione con Virginie Reisz, per esprimere ogni tappa del dramma personale dei due sovrani, anche il re Luigi XVI sarà infatti devastato dalla malattia e morte del figlio, con Chiara Muti che si sposta nel buio lungo una passerella sopraelevata e con l’aiuto solo di qualche proiezione e delle luci, riesce a dare voce a tutti i personaggi, anche al piccolo, sfortunato delfino di Francia che ha vissuto soltanto sette anni terminati con lunga sofferenza. In conclusione la dolcissima Siciliana, concerto in re minore BWV 596 di Bach da Vivaldi. 

 

 

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