Falstaff dal maxischermo

Niente posti a Busseto. Quindi seguiamo il Falstaff dal maxischermo allestito al Regio di Parma. Surreale e straniante recensire un'opera come fosse un film, e per giunta scoprire che Muti è mancino! No. Era l'immagine rovesciata nel primo atto, e risistemata in seguito. Il cast è quello dell'allestimento scaligero, e ha dato in sostanza una buona prova. Il protagonista, Maestri, riempiva da solo il piccolo palcoscenico, mentre Muti si è trovato senza la metà degli archi, e ha riscoperto le sfumature che questa partitura riserva alla sezione dei fiati. Belle le scene e i costumi del 1913: un mondo da favola lontano lontano. Nella norma la regia di Cappuccio. Tantissimi gli applausi del ristretto pubblico di invitati.

Recensione
classica
Fondazione Toscanini Parma
Giuseppe Verdi
10 Aprile 2001
È un poco surreale recensire uno spettacolo lirico seguito su un grande schermo cinematografico, tanto più se per tutto il primo tempo del Falstaff bussetano l'immagine che balenava davanti ai nostri occhi restituiva la straniante visione di un Riccardo Muti improvvisamente mancino, causa il rovesciamento dell'immagine stessa in sede di proiezione, poi, naturalmente, sistemata. Comunque, il Falstaff allestito a Busseto - nell'edizione originale del 1913 che vide Toscanini grande protagonista - e diretto da Muti nel piccolo teatro Verdi, l'abbiamo quindi seguito dal maxischermo issato per l'occasione sul sipario del Teatro Regio di Parma. In effetti 250 posti (tanti ne conta il teatro bussetano) per una prima strettamente ad inviti sono davvero pochi. Tra i palchi e le poltrone del teatrino di Busseto, grazie alle panoramiche di una regia non sempre precisa (anche l'opera in tv ha le sue regole) abbiamo scorto il Capo dello Stato, il Ministro Veronesi, Romiti, Zaccaria, eccetera, stipati in quella bomboniera musicale riempita dal suono dell'estremo lascito artistico verdiano. Il cast era quello che aveva calcato le scene della Scala qualche giorno prima, la cui rappresentazione è stata recensita da Stefano Jacini su queste pagine elettroniche. Al Regio di Parma la diffusione sonora era di buona qualità, ma, chiaramente, ogni considerazione in merito alla resa musicale va presa, in questa sede, con beneficio d'inventario. Rimane l'impressione positiva di fondo, con Ambrogio Maestri che, nel ruolo del protagonista, ha giganteggiato, anche in senso letterale: infatti con la sua stazza, in piedi con le braccia aperte, riempiva da solo il piccolo palcoscenico. A quanto pare, anche il quartetto di lusso delle comari (Frittoli, Antonacci, Mula, Manca di Nissa) ha saputo restituire pienamente il carattere vocale dei relativi ruoli di Alice, Meg, Nannetta e Quickly, mentre tra gli altri, tutti protagonisti di una prova sostanzialmente buona, è risaltata la voce di Juan Diego Florez, non sempre, però, cristallina. La resa dell'orchestra scaligera è stata interessante, soprattutto per la qualità timbrica diversa dall'impianto originale, che Muti ha dovuto gestire a causa del poco spazio a disposizione. Sostanzialmente dimezzati gli archi, quindi, la sezione dei fiati rivelava sfumature preziose e intense. Ma la vera protagonista era la scena, magnifica nell'allestimento e nei costumi del 1913 - e gestita in maniera funzionale dalla regia di Cappuccio - che rimandava ad un mondo di favola, con colori da cartoon, e ambientazioni la cui forza risiedeva nell'essere così dichiaratamente teatrali, come l'Osteria della Giarrettiera, rievocata da soluzioni pittoriche prospettiche e da grandi tavolacci e botti, o il giardino, da libro di fumetti, e ancora la stanza di Alice, perfetta nella sua ristrettezza, ed infine il bosco di Windsor, con la grande quercia che domina al centro, una soffusa luce notturna e alberi che si muovono ed innescano il gran girotondo che sfocia nel finale. Da quanto abbiamo potuto vedere, il pubblico a Busseto ha applaudito tanto, tantissimo, tributando il gran successo annunciato per questo Falstaff del '13. Come direbbe il protagonista, il buon teatro, come il buon vino, migliora invecchiando.

Note: nuovo all.

Interpreti: Maestri, Frontali, Florez, Frittoli, Mula, Antonacci, Manca Di Nissa

Regia: Ruggero Cappuccio

Orchestra: Orchestra del Teatro alla Scala di Milano

Direttore: Riccardo Muti

Coro: Coro del Teatro alla Scala di Milano

Maestro Coro: Roberto Gabbiani

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