Dedicato a Schoenberg

A Bologna un bel progetto da ragazzi del Conservatorio

Recensione
classica
"zerocrediti" è un bel nome per dichiarare che quello che si fa non ha a che vedere con l’ottenimento di un obiettivo scolastico ma unicamente persegue un desiderio che finalmente supera i confini dell’utile, e non è quantificabile attraverso i parametri delle valutazioni scolastiche. È il nome che si sono dati un consistente numero di allievi del Conservatorio "Martini" di Bologna, coordinati da uno dei loro insegnanti, Francesco La Licata, compositore e direttore. A Bologna il 28 aprile 2012 hanno messo in scena uno spettacolo per voci, attori e 3 complessi da camera, "Ich bin mein Stil", dedicato a Schoenberg. È il risultato di un laboratorio durato buona parte dello scorso anno centrato sulla realizzazione di nuove strumentazioni, riscritture ed elaborazioni di materiali schoenberghiani, workshop sull’improvvisazione e l’ideazione di una drammaturgia che desse corpo e tenesse insieme il frutto di questo lavoro collettivo. Decisiva la collaborazione dell’Arnold Schoenberg Center di Vienna, presieduto da Nuria Schoenberg, che ha voluto questo laboratorio e ha aperto le porte del suo archivio ai giovani musicisti. Il risultato è sorprendente; teatro musicale come in Italia si vede raramente, dove la musica comunica anche per come viene eseguita e presentata, per la genuinità con cui si svelano i procedimenti che l’hanno fatta nascere. Gli stessi strumentisti si alternano alla conduction di momenti improvvisativi su materiali preformati, i solisti prendono la parola con sicurezza e misura insieme, il direttore dipana la trama della pagina scritta, estratti dalle pagine del Diario Berlinese arricchiscono la partitura scenica di reperti d’esistenza vissuta . Il materiale di partenza, dal "Lied op. 1 n. 1 Dank", a frammenti, schizzi e abbozzi di Schoenberg, fino a momenti della sua produzione “leggera” sono rielaborati e rivissuti con una “artigianalità” che riporta il fare musica a una dimensione di gioco, esperimento consapevole finalmente depurato da pretenziosi e vani atteggiamenti avant-garde per partito preso. Il pubblico numeroso partecipa, visibilmente, nonostante la scomodità della sistemazione (70 sedie per un pubblico di 400 nella bellissima Sala Borsa). Anche questo è un segno. Ad ottobre replica al MAMbo, museo d’arte moderna di Bologna.

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