Da Vecchi a Berio, la parola è suono
L’Amfiparnaso e A-Ronne su testo di Sanguineti per il Tempo Reale Festival

Recensione
classica
L’insieme vocale L’Homme Armé e Tempo Reale, antico e contemporaneo, accostati per l’apertura della terza edizione del Festival di Tempo Reale alla Limonaia di Villa Strozzi: un’armonia tutt’altro che recondita, perché l’accostamento era dato, oltre che dal “mezzo”, l’ensemble polifonico a parti reali anche se diversamente articolato e accompagnato, dalle qualità e dalle finalità delle opere, ossia da una ben mirata selezione dall’Amfiparnaso di Orazio Vecchi (1597) e da A-Ronne di Luciano Berio nella versione per otto cantanti elaborata su richiesta degli Swingle Two (1975); dove la finalità comune delle opere sta in una felice rifrazione, all’insegna di un caos apparente, dell’umana favella, di un cantare-parlare regolato in Vecchi dalla vivezza dei caratteri e delle maschere della Commedia dell’Arte, in Berio dalle suggestioni della poesia di Edoardo Sanguineti, disgregata e ricomposta, fra memorie della tradizione polifonica, suoni-rumori vocali in libertà e indagine sulla parola in cui l’articolazione vocale diventa essa stessa significato; ed era stato lo stesso Berio, a suo tempo, a suggerire il legame di A-Ronne con il teatro degli orecchi e della mente della commedia armonica tardo-cinquecentesca. E dunque, quintetto col clavicembalo (Andrea Perugi) nel primo caso, ottetto con la regìa del suono di Tempo Reale (Francesco Canavese e Francesco Giomi) nel secondo, in un’esecuzione diretta dal fondatore dell’Homme Armé, Fabio Lombardo. Esecuzione, oltre che eccellente, resa coerente da una comune aura di divertimento e di follia. Successo eccellente.
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