Beethoven a Mantova
Una maratona con l'Ocm
Recensione
classica
Fedele alla linea, ovvero qualità e varietà di proposte nell’era dei tagli alla cultura, il diciannovesimo cartellone di Tempo d’Orchestra si è inaugurato a Mantova il 2 ottobre, giornata dedicata a Beethoven: non stop di concerti dalle 10 del mattino fino a mezzanotte, quando la "Domenica con Beethoven" si è conclusa in un crescendo elettrizzante, con l’esecuzione dei cinque concerti per pianoforte, maratona titanica e gioiosa di Alexander Lonquich con l’Orchestra da Camera di Mantova . Non solo gli appassionati sono accorsi, ma anche i passanti, i turisti, sono stati sorpresi piacevolmente nelle stanze, nei cortili del Palazzo Ducale, Palazzo Te, Rotonda di San Lorenzo, Teatro Bibiena, ritrovandosi immersi in un’atmosfera d’altri tempi, appassionandosi per il mistero e la grazia della musica da camera (dal Trio n.1 in mi bemolle maggiore op.1 al Quartetto in si bemolle maggiore op.130 alle Bagattelle). La serietà intensa degli interpreti ha conquistato, in un’epoca di eventi frettolosi ed esibiti; tutto a Mantova si è svolto con semplicità, serenità, concerti affollati con grazia, musicisti in bicicletta da un sede all’altra, famigliole, il passaparola che ha contagiato tutti, al punto che un ragazzo mi ha confessato di essersi svegliato cupamente triste, ma, dopo il primo concerto, la vita ha ricominciato a sorridergli e così ha seguito il ciclo fino alla fine, ritrovandosi leggero e felice, perché "Se Beethoven era sordo e riusciva a comporre tali capolavori, e a Mantova sono stati eseguiti tutti e cinque i concerti di fila, beh, questa è un domenica speciale!" . Ci riconoscevamo, noi popolo beethoveniano in corsa da un concerto all'altro, dai programmi in mano, gli abbonamenti e i biglietti esibiti con orgoglio, i giornalisti con un delizioso pass in stile Peanuts (Schroeder e Lucy immersi in una partitura beethoveniana).
Un tour de force per gli interpreti: da ricordare tutti i raffinati solisti dell’OCM, orchestra che è un punto di riferimento, e che a Mantova ha saputo creare una rete di amicizia e affetto musicale, Andrea Dindo, maratoneta musicale, ma soprattutto Alexander Lonquich, travolgente e generoso, che in un sol giorno è stato severo Kapellmeister, conferenziere applauditissimo, pianista che ha saputo passare dalla solennità alla grazia, dalla tenerezza all’umorismo, alla passionalità beethoveniana, quasi un antesignano delle moderne imprevedibilità musicali pop e jazz.
"Questo è il momento in cui dovete spazzar via tutto con l’intensità, il calore e la grandezza della vostra esecuzione": le parole di Mahler su Beethoven (Natalie Bauer-Lechner, Mahleriana) sono vivide e le ho sentite premonitrici e attuali nel teatro, fra il pubblico in piedi ad applaudire entusiasta. "Molti all’uscita canticchiavano la frase trionfante della serata, e a lungo, dalle strade più lontane, dove i partecipanti si andavano disperdendo, nelle vie notturne, echeggianti nel silenzio della piccola città, si udivano i motivi tematici dei concerti come un’eco". Cito il Doktor Faustus di Thomas Mann… per descrivervi Mantova dopo la mezzanotte del 2 ottobre, quando la lunga domenica con Beethoven si è conclusa con un arrivederci ai prossimi concerti.
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