Madame Bovary diventa opera con una lettura femminista
A Bruxelles il romanzo di Gustave Flaubert messo in musica dal compositore belga Harold Noben
Una nuova creazione mondiale, la prima che trasforma Madame Bovary di Gustave Flaubert in un’opera, commissionata dalla Monnaie di Bruxelles, con la sua Orchestra e Coro, prodotta dal Théâtre National Wallonie-Bruxelles, dove va in scena lo spettacolo, e dal KVS, il Teatro reale fiammingo della capitale belga. Quindi una nuova produzione della cosiddetta “troika” brussellese, ma in questo caso anche in coproduzione con il TNC, il Teatro nazionale della Catalogna. Nessuna meraviglia quindi che il nuovo spettacolo sia frutto di artisti innanzitutto belgi, a cominciare dal compositore Harold Noben e dal regista Michael De Cock che si è pure fatto carico di trasformare il romanzo di Flaubert in libretto. De Cock è direttore artistico del KVS ed ha lavorato per l’opera Bovary in stretta collaborazione con Carme Portaceli, la direttrice del Teatre Nacional de Catalunya, con cui ha già realizzato un altro adattamento teatrale, ma non operistico, del romanzo di Flaubert. Dal libretto e dalla messa in scena arriva il maggiore contributo innovativo, realizzato insieme alla giovane scenografa e costumista belga Marie Szersnovicz che già si era fatta notare lo scorso anno nella nuova opera Ali pure commissionata dalla Monnaie, che stavolta attualizza l’opera con abiti moderni e pure con tanta ironia per Emma. E’ stato immaginato di ripercorrere la vicenda con Emma Bovary già morta e i protagonisti appaiono, insieme agli arredi o altri oggetti caratterizzanti i diversi momenti, su dei corridoi mobili paralleli che attraversano la scena. Scelta originale, ma dalla sala si arriva pure a sentire a tratti il rumore dei rulli che fanno muovere le strisce. Soltanto poi dei fondali verdeggianti di campagna un po’ indistinti oppure monocromatici, ed infine, con la caduta di tutte le finzioni, resta solo la struttura del teatro a nudo. Altra grande innovazione è infatti il finale, perché si da voce a Berthe, la figlia non amata di Emma Bovary che accusa Flaubert di avere fatto morire la madre, e nel modo più ignobile, facendola suicidare con veleno per topi, senza avere il coraggio invece di difendere le sue scelte di vita. Emma Bovary è interpretata dall’affascinante soprano franco-albanese Ana Naqe ed è quasi un one-woman show, quasi un incessante monologo, voce potente ed interpretazione accurata, capace di ben trasmettere i diversi stati d’animo della protagonista, con il ruolo che sembra scritto su misura per lei. Al suo fianco, nella parte del marito Charles Bovary, il giovane baritono russo Oleg Volkov che ha solo qualche intervento, bella voce ma che appare troppo piccola e chiara rispetto a quella della Naque e che sembra pure troppo giovane per il personaggio; e poi, ma solo alla fine, canta anche la figlia Berthe, interpretata dalla mezzosoprano belga Blandine Coulon, un esempio del buon livello dei cantanti che studiano alla MM Academy della Monnaie. Solo tre cantanti, ma il coro ha però anche un ruolo fondamentale ed i suoi interventi compatti, sotto la direzione del maestro Jori Klomp, visivamente pure geometrici, sono tra i momenti migliori da ascoltare e vedere. Sul podio invece c’è la direttrice d’orchestra israeliana-brasiliana Debora Waldman, direttrice musicale dell’Orchestre national Avignon-Provence per la prima volta accolta dall’Orchestra della Monnaie, che fa il suo lavoro ma senza aggiungere finezze. Il compositore Harold Noben ha voluto scrivere un atto unico, e così è definita l’opera nel libretto, ma in realtà la lunga durata della composizione, oltre due ore, e la necessità di fare riposare un po’ la voce del soprano hanno in pratica consigliato di fare un intervallo, quindi in realtà l’opera è stata messa in scena in due parti. Un po’ di tagli, facilmente realizzabili sopratutto nella prima parte, potrebbero riportare l’opera al dichiarato atto unico e renderla anche più apprezzabile perché all’inizio soffre d’eccessiva staticità e lungaggini narrative inutili, e dunque procura pure un po’ di noia. Il compositore e pianista Harold Noben accompagna i quadri in cui è suddivisa l’opera con una scrittura semplice, da artigiano delle note che sa dar vita a manufatti con elegante forma e buona fattura, strizzando l’occhio al fatto che Emma suonava il piano e sopratutto citando molto chiaramente Donizetti, in particolare brani di quella Lucia di Lammermoor che Emma vede quando va a teatro e si commuove tanto, mentre il marito resta indifferente. Infine l’ultima scena confronta il romanzo con la mentalità dei nostri giorni, attraverso le parole della figlia, condannando il suo finale “perbenista” con la “cattiva” che muore, proponendo invece una lettura critica, marcatamente femminista, con la musica che pure ben segue una tale inattesa, contemporanea, potente conclusione.
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