L’irresistibile vitalità dei classici

Mozart e Beethoven per una trascinante Filarmonica Toscanini animata dalla vitalità di Josep Vicent e dal brillante pianoforte di Fazil Say

Josep Vicent – Filarmonica Toscanini (foto Luca Pezzani)
Josep Vicent – Filarmonica Toscanini (foto Luca Pezzani)
Recensione
classica
tempo di lettura 4'
Parma, Auditorium Niccolò Paganini
Josep Vicent, Fazil Say – Filarmonica Arturo Toscanini
05 Aprile 2025

Serata spumeggiante quella proposta ieri sera all’Auditorium Paganini di Parma da una Filarmonica Toscanini che ha assecondato con trascinante rispondenza la vitalità del direttore Josep Vicent e il tratto brillante e coinvolgente del pianismo di Fazil Say.

Aperto dal Concerto in do maggiore n. 21 K. 67 di Wolfgang Amadeus Mozart, il programma ci ha subito catapultati in un’atmosfera caratterizzata da una freschezza interpretativa condivisa tra il passo orchestrale gestito con attenta cura dal direttore spagnolo e il segno pianistico dell’interprete turco, naturale centro gravitazionale attorno al quale sono orbitati i tre movimenti della pagina mozartiana.

Già dall’Allegro maestoso iniziale, infatti, il tratteggio compatto e flessuoso della compagine strumentale ha saputo sostenere con efficace e reattiva discrezione il discorso solistico intessuto da un Fazil Say intento a tratteggiare con ispirazione brillante e personale il profilo melodico che caratterizza questo primo movimento di una composizione che Mozart ha terminato di scrivere il 9 marzo 1785 e che è stata eseguita per la pima volta al Burgtheater di Vienna dallo stesso salisburghese il giorno successivo.

Fazil Say – Filarmonica Toscanini (foto Luca Pezzani)
Fazil Say – Filarmonica Toscanini (foto Luca Pezzani)

Un carattere che è stato distillato nella delicatezza che anima il celebre Andante centrale attraverso un tocco al tempo stesso morbido e corposo, delibato dallo stesso Say con un gusto particolare per le contrapposizioni dinamiche e che ha trovato il suo naturale sviluppo nelle eleganti capriole dialogiche disegnate dai rimanti tematici tra il solista e le diverse classi strumentali che abitano l’orchestra e che caratterizzano la forma di rondò che segna il movimento conclusivo della pagina mozartiana. Uno slancio, quello di Fazil Say, che ha conquistato il pubblico presente, il cui calore è stato ripagato da un originale fuori programma nel quale il pianista di Ankara ha proposto un’estemporanea interpretazione della sua composizione Kara Toprak (Black Earth).

Josep Vicent – Filarmonica Toscanini (foto Luca Pezzani)
Josep Vicent – Filarmonica Toscanini (foto Luca Pezzani)

Senza podio, leggio e bacchetta, Josep Vicent ha poi condotto letteralmente per mano una Filarmonica Toscanini palesemente a suo agio nelle differenti campiture espressive che innervano i quattro movimenti della Sinfonia n. 7 in la maggiore di Ludwig van Beethoven, composta dal maestro di Bonn nel 1812, rivelandone i caratteri in maniera distinta e coerente al tempo stesso. Una naturalezza di lettura che da un lato si è riverberata nella qualità assieme limpida e compatta dell’intreccio strumentale restituito nei differenti momenti espressivi dall’ensemble orchestrale e, dall’altro lato, nella coinvolgente densità di una lettura che ha illuminato il tono patetico e marziale al tempo stesso che nutre l’incedere tematico e la tonalità di la minore del secondo movimento Allegretto. Un carattere che si è poi sviluppato nel prosieguo della pagina sinfonica, con il direttore originario di Altea intento a condurre con efficace coinvolgimento il discorso musicale fino all’ultimo movimento, vale a dire quell’Allegro con brio che Richard Wagner ha descritto come «una danza agreste ungherese [nella quale si osserva il] materializzarsi di […] un nuovo pianeta in un immenso movimento a vortice».

Josep Vicent – Filarmonica Toscanini (foto Luca Pezzani)
Josep Vicent – Filarmonica Toscanini (foto Luca Pezzani)

Una lettura trascinante e personale, quella offerta dalla direzione di Josep Vicent, la cui spontanea naturalezza ha offerto una rinnovata vitalità a due pagine emblematiche del classicismo sinfonico, suggellata a fine serata dai calorosi e convinti applausi del pubblico presente.

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