Monteverdi sublimato
Intensa esecuzione del Quarto libro de’ madrigali a cinque voci da parte del Concerto italiano di Alessandrini
Ospitato nel programma della seconda edizione del Farnese Festival di Parma, l’appuntamento che ha visto protagonista il Concerto italiano guidato da Rinaldo Alessandrini ha offerto un’intensa esecuzione di un caposaldo del repertorio monteverdiano qual è il Quarto libro de’ madrigali a cinque voci.
Presente anche nell’ambito del cartellone 2023 di questa nuova rassegna di musica antica curata dal direttore artistico di Europa Galante Fabio Biondi, l’ensemble guidato con gusto attento ed efficace da Alessandrini ha ribadito anche in questo frangente la pregnante affinità interpretativa espressa da una formazione che, in questa occasione, ha visto l’intreccio delle voci di Monica Piccinini e Sonia Tedla (soprani), Maria Chiara Gallo (mezzosoprano), Andres Montilla (alto e tenore), Raffaele Giordani (tenore) e Gabriele Lombardi (basso).
Una compagine vocale capace di restituire le svariate sfaccettature espressive custodite tra le composizioni raccolte in questo libro di madrigali pubblicato nel 1603, rievocando – sublimandolo – quell’impulso innovativo che l’autore portava a compimento con questa stessa raccolta, completata a undici anni dalla precedente e declinando in queste pagine il pieno portato della sua “seconda prattica”. Un libro che è stato definito opera audace e complessa e che ritrova tra le righe della dedica l’ideale originaria destinazione di alcuni dei suoi madrigali al duca Alfonso II d’Este – scomparso nel 1597 – segno tangibile dell’influenza su questa collezione della corte di Ferrara, al tempo una delle realtà più colte d’Europa e crocevia di innovazioni culturali e musicali.
Così, liriche come quelle tratte dal Pastor fido di Giovanni Battista Guarini – l’iniziale “Ah, dolente partita!” o ancora “Anima mia, perdona”, “Che se tu se’ il cor mio” e “Quell’augellin, che canta” – unite ad altre sparse dello stesso autore e di altri poeti venivano di volta in volta rivestite da quell’abito sonoro che Monteverdi ha tratteggiato con sapienza magistrale, plasmando le voci degli interpreti sulle tensioni espressive ricavate da un testo restituito con nuova e inedita pregnanza.
Un carattere che, se le circostanze sono favorevoli, anche a distanza di secoli ritorna sempre rinnovato, anche grazie alla capacità degli interpreti – qui confermata dall’ensemble di Alessandrini – di restituire in maniera plastica ed efficace gli intarsi vocali tracciati ora disegnando densi tratteggi armonici, ora assecondando quelle tracce sinuosamente dissonanti che innervano quale linfa vitale queste pagine.
Un percorso di ascolto che ha trovato ulteriori momenti particolarmente ispirati in brani quali, tra gli altri, “Sì ch'io vorrei morire” di Maurizio Moro, con la sua emblematica restituzione dell’imitazione naturalistico-sonora dell'immagine poetica, fino alla conclusiva “Piagn’ e sospira…” da La Gerusalemme conquistata del Tasso.
Una serata di musica intesa, insomma, quella offerta dai bravi componenti del Concerto italiano, seguita con raccolta attenzione e salutata alla fine con convinto calore dal folto pubblico presente al Teatro Farnese di Parma.
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