Se un albero incontra una ciaccona
Mario Brunello e Stefano Mancuso protagonisti di un denso dialogo tra l’armonia degli alberi e le radici della musica di Bach
Nell’ambito della Green Week – il Festival della Green Economy che si è svolto a Parma tra il 5 e il 7 aprile – in un Ridotto del Teatro Regio da tutto esaurito è stato proposto un interessante spettacolo titolato Un albero, una ciaccona. Protagonista un’originale “duo” composto da Mario Brunello e Stefano Mancuso, due personalità se vogliamo anche molto differenti tra loro, impegnate in questa occasione in un dialogo che ha idealmente intrecciato l’armonia degli alberi e le radici della musica di Johann Sebastian Bach.
Da un lato, quindi, la visione di Mancuso, professore ordinario presso l’Università di Firenze e ordinario dell’Accademia dei Georgofili oltre che direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia, fondatore della neurobiologia vegetale e appassionato divulgatore, impegnato a studiare e divulgare una “nuova verità” sulle piante quali creature intelligenti e sensibili capaci di scegliere, imparare e ricordare.
Dall’altro lato l’ispirazione e l’interpretazione di Brunello, violoncellista e musicista tra i più rilevanti del nostro Paese e non solo, vincitore del Concorso Čajkovskij (Mosca, 1986) come il suo maestro David Geringas che, tra l’altro, ha incontrato proprio a Parma nel pomeriggio di sabato scorso prima di questo spettacolo, in occasione della presentazione di un volume autobiografico del maestro lituano avvenuta presso il Conservatorio “Arrigo Boito” della città emiliana.
L’impegno e l’interesse profondo di Brunello per l’intreccio tra natura, arte e impegno – che su queste pagine abbiamo testimoniato in diverse occasioni e che l’artista ha ribadito anche recentemente, suonando il suo violoncello nel bosco mentre si iniziavano ad abbattere i larici nel cantiere della pista da bob di Cortina D'Ampezzo – si è così unito alla vocazione umanistico-scientifica di Mancuso. Un dialogo che ha preso la forma di un’amabile chiacchierata tra amici, guidata dal filo conduttore rappresentato dall’essenza espressiva racchiusa nelle architetture che sottendono rispettivamente sia il disegno strutturale di una pianta, sia il tratteggio compositivo di un brano musicale.
Così, tra note e parole, siamo stati accompagnati in un viaggio costruito su diversi rimandi, dove in una sorta di ideale sentiero botanico-musicale abbiamo visto comparare il nucleo essenziale di quattro note che sostiene l’impianto della celebre Ciaccona – dalla Partita n. 2 in re minore per violino solo BWV 1004 – di Johann Sebastian Bach con il “fittone”, vale a dire l’asse principale della radice di un albero quando le derivazioni laterali sono ancora meno lunghe dell’asse stesso. O ancora, ci siamo trovati a seguire parallelismi tra il tronco di una pianta e la tonalità di un brano musicale, tra moduli e battute, via via fino ad arrivare all’evocazione comune della sezione aurea relativa alla successione di Fibonacci.
Un giuoco di riferimenti e suggestioni incrociate che, nella parte conclusiva dell’incontro, sono confluite da un lato nella lettura da parte di Mancuso di un brano tratto da Metamorfosi delle Piante – saggio scritto da Johann Wolfgang von Goethe nel 1790 – e dall’altro lato nell’interpretazione completa della Ciaccona tratta dalla Partita n. 2 che Bach ha composto nel 1720 – anno della morte di Maria Barbara Bach, prima moglie del maestro di Eisenach – e che Brunello ha proposto nella sua intensa rilettura per violoncello piccolo, strumento al quale da qualche tempo l’artista originario di Castelfranco Veneto sta dedicando particolare attenzione.
Al termine dell’incontro i calorosi applausi del pubblico hanno salutato i due protagonisti impegnati, suggellando così con un bel successo questa serata introdotta dai saluti di Alessandra Pizzi – curatrice della Green Week e amministratore delegato di Post Eventi – e di Davide Bollati – presidente di Davines Group, realtà che ha promosso questo spettacolo.
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