Le voci di Kaija Saariaho inaugurano la Biennale di Venezia

Il Leone d’oro alla carriera Kaija Saariaho a Venezia ha ripercorso la sua opera 

Only the Sound Remains (foto Andrea Avezzù)
Only the Sound Remains (foto Andrea Avezzù)
Recensione
classica
Venezia, Biennale Musica
Kaija Saariaho
17 Settembre 2021 - 19 Settembre 2021

Con un ricco fine settimana di eventi, a Venezia è stato inaugurato il Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale. Un'edizione nuova, questa 65esima, sotto diversi punti di vista, per la capacità di riconquistare alcuni luoghi della città e per una considerevole presenza femminile: dalla direzione artistica, che vedrà impegnata la compositrice Lucia Ronchetti fino al 2024 dopo i nove anni di direzione di Ivan Fedele, al Leone d’oro alla carriera assegnato alla compositrice finlandese Kaija Saariaho.

– Leggi anche: Biennale Musica, voci nel tempo e nello spazio

La cerimonia di premiazione, avvenuta venerdì 17 settembre nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustian, è stata anche l’occasione per condividere con il pubblico alcuni tratti della folgorante carriera che ha consacrato Kaija Saariaho in tutto il mondo. Un racconto che è apparso quasi una confessione, sollecitata da Tom Service, giornalista musicale per “The Guardian” e voce di BBC Radio 3: dagli anni della formazione all’Accademia Sibelius di Helsinki, all’ultima opera Innocence, un percorso teso unicamente a esprimere in musica «il segreto della mia anima».

Il bisogno di indagare tutti gli aspetti della voce, «di romperla», di metterla al centro di una riflessione, riverbera così nel tema del Festival: Choruses - Drammaturgie vocali. Il suo canto si nutre di altre storie, appositamente pensate per riscattare il drammatico destino di tutte quelle donne che in «opere meravigliose vengono puntualmente spinte al suicidio», nel segno di una diversa rappresentazione dell’amore che nella maternità rintraccia «il ruolo più importante che il genere umano può avere».

Kaija Saariaho (foto Andrea Avezzù)
Kaija Saariaho (foto Andrea Avezzù)

E nella contrapposizione tra voce naturale e voce strumentale si è così avviato il Festival al Teatro La Fenice con un programma che per un istante ha saputo catapultare il pubblico in una classica serata alla Filarmonia di Berlino, dove da tempo è consuetudine ascoltare brani di Kaija Saariaho e Hans Abrahamsen, altro grande compositore e possibile destinatario di un prossimo leone d’oro. Anche se la prima esecuzione italiana della raffinata orchestrazione di Children’s Corner di Debussy, elaborata dal celebre compositore danese, non ha saputo ritrovare la giusta ispirazione nell’Orchestra del Teatro La Fenice, tuttavia la prima nazionale del secondo Concerto per violoncello di Kaija Saariaho non ha influito sul fascino di questa partitura.

Oltre all’Orchestra veneziana, l’interpretazione di Notes on Light ha richiesto la presenza del violoncellista Anssi Karttunen, straordinario solista e dedicatario di questo lavoro, e di Ernest Martínez Izquierdo, direttore spagnolo che da tempo nutre una certa confidenza con il repertorio della Saariaho, che si è impresso nel pubblico per la stravagante consuetudine di impugnare la bacchetta con la mano sinistra.

La serata successiva ha visto al Teatro Malibran Only the Sound Remains, opera in due parti del 2006 tratta dal teatro No giapponese nella traduzione di Ezra Pound ed Ernest Fenollosa. La prima europea della nuova produzione, curata dal figlio della compositrice Aleksi Barrière, ha concretizzato l’interazione tra umano e soprannaturale per mezzo di una serie di pannelli mobili di carta di riso sui quali poter rappresentare con un semplice gioco di ombre il fantasma di Tsunemasa. Scelta sicuramente poco incisiva ma che non ha ostacolato l’eccellente prova vocale del controtenore Michał Sławecki e del baritono Bryan Murray, oltre a quella dei cantanti del Theatre of Voices, disposti nella buca orchestrale insieme all’ensemble strumentale costituito da archi, flauto e un nutrito gruppo di percussioni. Il tutto diretto con straripante energia e insieme precisione da Clément Mao-Takacs, giovane direttore francese specializzato nella musica della Saariaho.

Lunghi applausi in tributo alla compositrice, presente in platea tra il pubblico, per entrambe le serate.

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