Addio a Iván Vándor
A 88 anni muore il compositore e musicologo di origini ungheresi, studioso sensibile delle musiche di mondi lontani
Lo scorso 15 novembre è morto Iván Vándor, compositore, studioso e, secondo la testimonianza dei tanti che hanno avuto il piacere di conoscerlo, persona di grande sensibilità e di immensa cultura, motivata da un'insaziabile curiosità che lo ha portato a conoscere da vicino il pensiero musicale di mondi lontani.
Di origini ungheresi, Iván Vándor era nato a Pécs nel 1932 da una famiglia ebraica con il nome Ivan Weisz. Come ha più volte ricordato lo stesso musicista, il cognome fu cambiato dal padre in Vándor, ovvero viandante, il cui significato si è rivelato a dir poco profetico.
All’età di sei anni Vándor giunse con la famiglia a Roma, dove iniziò lo studio della musica, dal violino al pianoforte e infine composizione. Fu anche un ottimo sassofonista di jazz e, giovanissimo, tra i fondatori della prima orchestra dixieland in Italia, battezzata Roman New Orleans Jazz Band da Louis Armostrong durante una sua tournée italiana. Le pratiche dell’improvvisazione lo spingeranno a divenire uno dei protagonisti dell’avanguardia musicale, soprattutto con le esperienze del Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza e Musica Elettronica Viva negli anni Sessanta.
Conclusi gli studi in composizione con Goffredo Petrassi, che seguì poi ai corsi di perfezionamento all'Accademia nazionale di Santa Cecilia a Roma, studiò un anno anche con Max Deutsch, un allievo di Schönberg. Dopo la laurea in Etnomusicologia all'Università della California a Los Angeles, effettuò studi sulla musica del Buddismo tibetano nelle regioni himalayane. Ricerche che lo portarono a vivere un periodo in Nepal e nell’India del nord per osservare da vicino la struttura e la forma che governano questa musica, confluite poi nel volume Traditions Musicales: La Musique du Bouddhisme tibétain.
Diresse l'International Institute for Comparative Music Studies nell’allora Berlino Ovest, succedendo al suo fondatore Alain Danielou, per occuparsi delle musiche del mondo con l’obiettivo di inquadrarle in una visione d’insieme. Dal 1978 fu nominato direttore dell'Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati a Venezia. Parallelamente insegnò composizione al Conservatorio di Bologna e di Roma, tenne corsi all’Università Ca’ Foscari di Venezia, e fu anche vicepresidente della Società Italiana di Etnomusicologia.
Nonostante lo abbia negato in più occasioni, la sua musica sembra accogliere parte delle vibrazioni del mondo che si accingeva a esplorare attraverso le sue ricerche. Come compositore Iván Vándor era interessato soprattutto alla definizione di una forma, come lui stesso teneva a precisare, chiara e precisa. Era infatti convinto che la comunicazione, in quanto aspetto imprescindibile della musica, potesse avvenire solo attraverso la chiarezza della forma.
Iván Vándor è stato un compositore prolifico, scrisse infatti sia lavori da camera che opere sinfoniche e corali, prestando per un periodo la sua arte anche al cinema come autore di colonne sonore per i film Se sei vivo spara di Giulio Questi, I giorni contati di Elio Petri e Professione: reporter di Michelangelo Antonioni.
In occasione dell’ultimo incontro pubblico presso il Campus Internazionale di Musica a Latina, l’anno scorso Iván Vándor donò il suo archivio musicale al Campus definendo il suo gesto un atto d'amore.
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