L'apertura della nuova stagione lirica del Teatro di San Carlo di Napoli riscuote successo con una ordinata messinscena, seppur a tratti poco chiara, de "Il Trovatore" di Verdi-Cammarano. Chi scrive ha assistito ad una replica con il primo cast, risultato diverso dal debutto per qualità ed intensità di performance che l'"impetuosa" Opera richiede. Ciò nonostante, gli interpreti hanno cantato concentrati e distesi, dopo qualche incertezza iniziale. Sorprendente il Conte di Juan Jesùs Rodrìguez, ottime le voci femminili, Lianna Haroutounian in Leonora e Ekaterina Semenchuk in Azucena. Meno convincente l'interpretazione del tenore Marco Berti, un Manrico talvolta di incerta intonazione che migliora verso il finale. Morte-amore, sacrificio-vendetta, delirio-fuoco, tenerezza materna, ed il terrore si estrinsecano sul piano simmetrico strutturale ben illustrato dal regista Znaniecki. Infatti questo è un dramma in cui l'azione si concentra soprattutto sull'individuo come presenza esplosiva di un modo di essere più che sullo sviluppo della personalità; per il resto il cumulo degli eventi sostituisce l'interiorità dei personaggi. Essenziale la scenografia, il rosso di "stride la vampa" si alterna con verde e viola in sottofondi scuri e bui della notte. Ben riuscite le dissolvenze sonore fuori scena che espandono lo spazio d’azione oltre il campo visivo. Peccato per eccessi di realismo che poco si addicono alle atmosfere di tali drammi - Leonora che si spoglia corrompendo il Conte in seduzione. Avvincenti le scene ricche di personaggi, che secondo Verdi portavano "un po' di spettacolo", con il coro ben diretto dal maestro Marco Faelli. Ovvio e banale, perché già chiaro a Cammarano, l'ideogramma fiamma-fuoco nelle video proiezioni di Michal Rovner - ci si aspetta di più da artisti della Pace Gallery, soprattutto in tendenze già viste in giro tra Art Basel e Frieze. Ciò perché i simbolismi di Azucena, motore di tutte le passioni degl'altri, personaggio ambivalente, straniato e non realistico, già nell'opera stessa bandiscono ogni criterio di verosimiglianza con la realtà. La forza e l'impeto di quest'opera stanno proprio nella totale estraneità della vicenda all'ambito delle possibilità reali, e proprio per questo nella capacità di rappresentare la pulsione assoluta delle passioni umane. Infine è l'energia trascendente ed emozionale della musica, in particolare del canto, il punto cruciale dell'opera, che il maestro Luisotti dirige con coesione in rapporto ai timbri strumentali, alle tonalità musicali scelte da Verdi ed alle situazioni drammaturgiche. Una direzione impeccabile ma che trascina poco sia interpreti che pubblico verso una dimensione e tensione drammatica profonda.
Note: Con la partecipazione esclusiva dell'artista Michal Rovner
Interpreti: Il Conte di Luna: Juan Jesús RodrÍguez, Leonora: Lianna Haroutounian, Azucena: Ekaterina Semenchuk, Manrico: Marco Berti, Ferrando: Carlo Cigni, Ines: Elena Borin, Ruiz: Enrico Cossutta, un vecchio zingaro: Giacomo Mercaldo, un messo: Nino Mennella.
Regia: Michal Znaniecki
Scene: Luigi Scoglio
Costumi: Giusi Giustino
Corpo di Ballo: del teatro di San Carlo
Coreografo: Sandhja Nagaraja
Orchestra: del teatro di San Carlo
Direttore: Nicola Luisotti
Coro: del teatro di San Carlo
Maestro Coro: Marco Faelli
Luci: Bogumil Palewicz