Rameau da ascoltare
A Parigi un “Castor et Pollux” teatralmente sbagliato
Recensione
classica
Il Théâtre des Champs-Elysées ha aperto la stagione con “Castor et Pollux” in omaggio al 250° anniversario della morte di Rameau. Una produzione che non decolla, benché tutto sembrasse lasciar pensare il contrario. Proviamo a capirne le ragioni.
Non delude certo Le Concert Spirituel, cui questo genere di musica va a pennello. Come non restare impressionati da questa falange e specie dai fiati, perfettamente a loro agio con un’orchestrazione ardita, in particolare quella della versione dell’opera del 1754 scelta per l’occasione? Bravissimi questi musicisti tecnicamente perfetti e stilisticamente ineccepibili. Hervé Niquet è certo cosciente del loro merito. Peccato poi che a tratti resti ingessato, rifiutando alla partitura libertà melodica e sensualità di impasti.
Anche il cast ne esce a testa alta. Perfettamente nella parte è il baritono Edwin Crossley-Mercer (Pollux). Da parte sua, John Tessier (Castor) ha un timbro che lo penalizza. Bravissima Michèle Losier, in un ruolo però secondario (Phœbé). Vocalmente impressionante, ma per niente in sintonia con il registro di una “tragédie en musique”, invece Omo Bello (Télaire).
Ad affondar lo spettacolo però ci si sono messi soprattutto in due, il regista e il coreografo. Quest’ultimo ha puntellato tutta l’opera di danze dai movimenti prevedibilmente convulsi, che sono riuscite nello stesso tempo ad essere noiose, inadatte e accademiche. La vera audacia non sarebbe oggi montare Rameau con una compagnia di danza barocca? Quanto al regista ha voluto servirsi dell’architettura del teatro per le scene. Risultato: assenza di plasticità, impressione di una pochezza di mezzi, aggravata da orrendi costumi che sembravano cuciti dalle mamme per la recita della scuola media.
Interpreti: John Tessier, Edwin Crossley-Mercer
Regia: Christian Schiaretti
Orchestra: Le Concert Spirituel
Direttore: Hervé Niquet
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