Tra esilio e patria

Daniele Gatti con la Royal Concertgebouw Orchestra a Berlino

Recensione
classica
Berliner Festspiele
04 Settembre 2013
Per l'ungherese Béla Bartók gli Stati Uniti erano un "paese senza eco". Lontano dalla patria compose il suo terzo e ultimo concerto per pianoforte, poco prima di morire nel settembre del 1945. L'esperienza dell'esilio è il filo rosso che collega i brani eseguiti dalla Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam sotto la bacchetta di Daniele Gatti, ospiti del Musikfest a Berlino. Solista nel concerto di Bartók è il pianista virtuoso Yefim Bronfman, perfettamente a suo agio con la complessa struttura ritmica del brano. E' assecondato dagli eccellenti archi dell'orchestra. Nel secondo movimento 'Adagio religioso' Bartók si ispira a un corale aggiungendo le sue invenzioni moderne, mentre negli altri movimenti utilizza anche elementi dalla musica popolare ungherese. Sul podio Gatti guida con grande maestria una delle migliori orchestre del mondo che sfoggia un suono pieno e rotondo. Con gli archi bassi inizia la 'Musica funebre' di Witold Lutoslawski, brano dodecafonico composto dal polacco negli anni Cinquanta in memoria di Bartók, morto a New York. Dalla musica che cresce come un'onda si sprigiona poi una forza che riempie tutta la sala di Scharoun. Impressionante anche l'esecuzione della musica dal balletto 'Romeo e Giulietta' di Sergej Prokof'ev, eseguita in forma di suite per la prima volta nel 1936, dopo il ritorno del compositore dagli Stati Uniti nell'Unione Sovietica. Nel raccontare la tragica storia d'amore Gatti e la Concertgebouw Orchestra esprimono una vasta gamma di emozioni e stili mescolati da Prokof'ev, da marce impetuose a dolci madrigali fino al lutto.

Interpreti: Yefim Bronfman, pianoforte

Orchestra: Royal Concertgebouw Orchestra

Direttore: Daniele Gatti 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Torino: inaugurazione di stagione con Le nozze di Figaro

classica

Saltata la prima per tensioni sindacali, il Teatro La Fenice inaugura la stagione con un grande Myung-Whun Chung sul podio per l’opera verdiana

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.