Wozzeck tra incubo e follia

Torna a Berlino l'allestimento di Andrea Breth diretto da Daniel Barenboim

foto Bernd Uhlig
foto Bernd Uhlig
Recensione
classica
Staatsoper Berlin Berlino
Alban Berg
04 Ottobre 2013
Quindici fotogrammi, alcuni ripresi in campo stretto, altri in campo lungo, separati da dissolvenze a nero. I termini sono cinematografici, ma la resa è meravigliosamente teatrale. È il "Wozzeck" di Berg messo in scena a Berlino allo Schiller Theater – sede provvisoria della Staatsoper in ristrutturazione – con la regia di Andrea Breth. Lo spettacolo fu presentato nella primavera del 2011 nell'ambito dei Festtage della Staatsoper, ma pochi poterono vederlo, a causa delle poche recite a prezzi elevatissimi. Il suo ritorno è l'occasione per scoprire questo incubo di violenza e follia. La scena – progettata da Martin Zehetgruber - è unica, costruita con una struttura ignea esagonale, della quale inizialmente vengono svelate singole celle, con esito claustrofobico. Quando “l'inquadratura” si allarga l'effetto “thriller” aumenta, grazie alle poca luce livida, e al molto buio che attornia e spesso inghiotte i personaggi. Completamente coinvolti nella narrazione tutti i protagonisti, capitanati da Roman Trekel, abilissimo nel ricreare la personalità disturbata di Wozzeck, e da Waltraud Meier, che se non riesce ad apparire come una giovane donna, imprime una tragicità impressionante al ruolo di Marie. Impeccabile l'orchestra guidata da Daniel Barenboim, che punta tutto sulla drammaticità dei timbri, creando un caleidoscopio di colori di potentissimo effetto. Unico neo il finale, dove il gesto registico di trasformare la struttura scenica circolare in una giostra, con il figlio di Wozzeck e Marie su un cavallino, è un po' annullato dalla presenza del padre, già morto e supino, che gli rivela l'uccisione della madre. L'efficacia teatrale è indubbia, ma il timbro baritonale crea uno squilibrio fastidioso in un momento della partitura ideato per contornare sole voci bianche.

Interpreti: Roman Trekel (Wozzeck), Waltraud Meier (Marie), Stefan Margita (Tambourmajor), Florian Hoffmann (Andres), Graham Clarck (Hauptmann), Pavlo Hunka (Doktor), Louisbrian Drake Bennett (Mariens Knabe)

Regia: Andrea Breth

Scene: Martin Zehetgruber

Costumi: Silke Willrett, Marc Weeger

Orchestra: Staatskapelle Berlin

Direttore: Daniel Barenboim

Maestro Coro: Frank Flade

Luci: Olaf Freese

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.