Oberto e la camorra

Scala: il Verdi in stile Gomorra di Martone

Recensione
classica
Teatro alla Scala Milano
Giuseppe Verdi
17 Aprile 2013
Mario Martone ha il merito di aver costuito una regia solidissima, ma soprattutto di aver recuperato il duetto di Cuniza e Leonora, tradizionalmente sparito dalla partitura. Prima perché è bellisiimo, poi perché crea un punto fermo drammaturgico intensificando il rapporto fra le due eroine e permettendo una più logica evoluzione all'intreccio. Martone lo ha presentato quasi come un duetto d'amore, con tanto di bacio lesbico alla fine. La scelta di ambientare la faida medioevale di Oberto nel mondo della camorra napoletana è retta da alcuni elementi comuni: la retorica dell'onore, l'uso della violenza, la vendetta allo sgarro, le figure femminili apparentemente remissive. Lo scarto temporale presto si stempera all'occhio dello spettatore, anche se talvolta il libretto viene a infastidirgli l'orecchio: i due conti, la principessa, il brando insanguinato, ecc. Lo stridore è evidente, ma finisce per arricchire il linguaggio. A tutto ciò fa da sfondo la scenografia di Giulio Tramonti che contrappone il pacchiano salotto a due piani del camorrista, tutto ori e colonne, a una periferia degradata alla Gomorra, con sterpi, cantieri edili abbandonati, carcasse d'auto. Ottimi Maria Agresta nei panni di Leonora, che il regista presenta vistosamente incinta per chiarire la sua storia di sedotta e abbandonata (toccherà al convento occuparsi del nascituro) e Michele Pertusi, un magnifico Oberto anche come presenza scenica. Nonostante l'altoparlante a inizio di spettacolo abbia annunciato la laringite di Fabio Sartori, il tenore si è dimostrato un Riccardo generoso di voce. Facilitato anche dal suo aspetto a impersonare lo stereotipo del camorrista di buona stazza. Un poco appannata vocalmente è parsa invece Sonia Ganassi, che tuttavia ha dato vigore al personaggio di Cuniza. L'orchestra non è risultata particolarmente smagliante, con un procedere un po' bolso, anche se il direttore Riccardo Frizza ha dato prova di estrema attenzione per i cantanti. Molti i posti vuoti in platea e qualche palco deserto, segno di scarsa curiosità del pubblico scaligero per un'opera poco conosciuta, ma di grande interesse per gli appassionati verdiani. Claque insopportabile per tutta la serata e al termine qualche timida contestazione per Ganassi, Frizza e Martone, subito subissata da applausi.

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