Prendere “alla lettera” il testo di Maeterlinck privandolo dei fumi simbolisti, eliminare coordinate spazio-temporali (peraltro molto indefinite nell’originale) ricontestualizzando l’azione, scavare nel senso delle parole portando a galla il motivo di ogni singolo gesto: è la ricetta di Claus Guth per il suo primo “Pelléas et Mélisande”. Il risultato? Un implacabile ritratto di famiglia in un interno – decorato da Christian Schmidt con cura maniacale del dettaglio e un taglio decisamente cinematografico – che è intrigante come un classico del noir. Da oggetto di Golaud, Mélisande, femme fatale suo malgrado, irretisce uno a uno gli altri uomini della casa: vellica l’implicito feticismo di Pelléas (“i tuoi capelli mi amano, mi amano mille volte più di te!”), risveglia il desiderio assopito di Arkel (“I vecchi talvolta hanno bisogno di toccare con le labbra la fronte di una donna … hai forse paura delle mie vecchie labbra?”). Gelosia e omicidio recidono un legame forse solo vagheggiato e forse destinato a compiersi solo quando Melisande scivola silenziosa nell’oscurità popolata di fantasmi che circonda la grande casa, come in un possibile happy end.
Nei panni dei protagonisti Gerhaher e Karg sono perfetti: stile impeccabile, dizione di esemplare chiarezza, gesti misurati e complici, aderenza simbiotica ai rispettivi ruoli. Ottimo anche il piccolo David Jakob Schläger nel ruolo di Yniold, mentre gli altri seguono con un certo distacco ma senza sfigurare. Non priva di interesse la direzione musicale di Friedemann Layer, che del complesso intreccio sonoro debussyano offre una lettura nervosa e scarnificata, di sapore a tratti espressionista. Ottima come sempre l’orchestra. Interesse molto alto per un’opera assente dal 1994 da Francoforte e accoglienza festosa.
Note: Nuova produzione. Date rappresentazioni: 4, 8, 10, 18, 23, 25 novembre, 6 e 8 dicembre.
Interpreti: Alfred Reiter (Arkël), Christian Gerhaher (Pelléas), Christiane Karg (Mélisande), Paul Gay (Golaud), Hilary Summers (Geneviève), David Jakob Schläger (Yniold), Sungkon Kim (Un medico)
Regia: Claus Guth
Scene: Christian Schmidt
Costumi: Christian Schmidt
Orchestra: Frankfurter Opern- und Museumsorchester
Direttore: Friedemann Layer
Coro: Chor der Oper Frankfurt
Maestro Coro: Felix Lemke
Luci: Olaf Winter