Oscurità simboliste al Bru Zane
Le melodie francesi chiudono il ciclo Dubois a Venezia
Recensione
classica
È un'atmosfera di oscurità e solitudine notturna quella che ha attraversato il concerto di melodie francesi di sabato scorso al Palazzetto Bru Zane di Venezia, che in questo week end ha concluso il ciclo dedicato alla figura del compositore romantico Théodore Dubois nonché la sua terza stagione concertistica nella laguna. Il giovane baritono Jean-François Rouchon accompagnato al pianoforte da Billy Eidi, entrambi provenienti dal Conservatorio di Lione – il primo come allievo, il secondo come docente – hanno proposto una serie di pagine di Dubois e di altri autori francesi, a lui coevi o di poco successivi, accomunate dalla scelta dei testi poetici del simbolista Albert Samain. Se il progetto letterario che ha guidato la compilazione del programma è musicologicamente degno d'interesse, la sua realizzazione scivola in una monocromia di timbri e di sonorità che ne penalizza l'ascolto. Per tutto il concerto la voce di Rouchon, seppure adeguata all'eleganza del genere, rimane quasi imprigionata in un mezzo piano, mentre il tocco, comunque lirico, di Eidi continuamente si ripete negli stessi arpeggiati discendenti. Forse questo è uno dei casi in cui la scelta dei brani rischia di penalizzare gli interpreti. Lo conferma il respiro regalato all'esibizione dalla pagina pianistica La Source enchantée, brano rapsodico e solare tratto dai Poémes sylvestres di Dubois. O forse è solo la grandezza del compositore che riesce comunque a sostenere un programma monotematico. Le cose cambiano, infatti, con Debussy. Dal cammeo pianistico del Clair de lune iniziale alle Fêtes galantes che hanno chiuso il concerto, la notte non è più oscura e solitaria, ma si trasforma in un eterno momento di contemplazione di riflessi argentati.
Interpreti: Jean-François Rouchon, baritono; Billy Eidi, pianoforte
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